28.2.08

Una fotografia

Mi fermo innanzi ad uno scorcio che trovo incantevole.
Cosa ha di particolare mi è subito chiaro. E' vuoto di cose, eppure risulta pieno. E' un campo, un manto terroso predisposto a grano. Ma non è epoca di raccolto, fatto che non è ancora molto. Sicchè non sembra torba quella che invece lo è, ma un panno di fustagno.
La sua superficie occupa l'esatta metà del mio campo visivo. Una linea orizzontale che taglia l'immagine da sinistra a destra, ne delimità i confini, mutandola improvvisamente in cielo.
Noto il rapido passare di nuvole bianche e grigie. Il cielo è ricolmo di azzurro e di grigio. Ma non pioverà quel giorno, perchè il carico di umidità andrà a rovesciarsi a chilometri di distanza. Su quel campo, invece, le nuvole scorreranno veloci e la loro ombra accarezzerà silenziosa il terreno fino a sera.
Poi, là dove la terra si fa cielo, sorge una casa. E' bassa e larga. C'è spazio per una sola fila di finestre, tre sul lato più lungo, due sull'altro. E' bianca nelle mura e nei comignoli, marrone scuro il suo tetto. Emana la quiete che è propria delle opere secolari. La stessa quiete liberata da un ulivo che, solitario, affonda le radici in prossimità di essa. Due vittoriosi sul tempo, che dialogano con il silenzio di chi si è detto tutto e non necessita di altri suoni per comprendersi.
Il campo, il cielo, le nuvole, la casa, l'ulivo. Non c'è altro in ciò che vedo. Ma mi basta: è tutto.

11.2.08

Serve leggere?

Giorni fa un quotidiano sottolineava come la prevalenza della popolazione ed in particolare dei giovani non si dedichi alla lettura dei libri. Tale scelta sarebbe motivata con la considerazione che leggere non serve a nulla.
Ho letto molto in passato, ora lo faccio un pò meno, purtroppo. Il tempo a disposizione è molto poco e trovo maggior giovamento dagli stimoli che mi provengono dall'ascolto di un brano musicale o dalla composizione di una pagina scritta. Ma è una scelta che mi costa molto per ciò di cui mi privo.
Devo dire che mentre leggo, difficilmente mi chiedo a cosa ciò serva. Certamente, ai tempi in cui disponevo di una capacità di scrittura ancora in divenire, la lettura mi ha aiutato non poco a sbloccare lo stile ed a sciogliere il pensiero compositivo. Certamente, leggere serve quindi a scrivere.
Ma non possiamo fermarci a questo.
Leggendo affiniamo il nostro intelletto, lo abituiamo a confrontarsi con problematiche sempre diverse ed affrontate in differenti modi. Siano romanzi o saggi o documenti tecnici, in tutti i casi siamo chiamati a prendere atto di una situazione di partenza, a vederla svilupparsi per fatti o ragionamenti esterni e ad assistere a tale evoluzione sino alla necessaria conclusione, che, chiudendo il cerchio, sancisce una morale, un punto di vista, un'analisi, una tesi. Con ciò si arricchisce il nostro vocabolario di esperienze vissute ma anche osservate. In tal modo cresciamo, perchè l'uomo per sua natura con l'esperienza cresce .
Leggere sviluppa inoltre la nostra sensibilità, aiutandoci a interagire con il mondo e con gli altri. In fondo non siamo che i protagonisti della nostra storia di vita. La maestria degli scrittori di valore e la poesia che essi generano è tale che il nostro animo inconsciamente se ne nutre per poi sbocciare in una variopinta ed incantevole fioritura di emozioni.
Non sono che esempi e se ne potrebbero fare decine di altri.
Ma mi piace pensare che leggere serva soprattutto a resistere a quella vorticosa e nociva spirale che nella vita quotidiana ci porta a perseguire soltanto ciò che è materiale, che ha un ritorno, che produce ricchezza, che ci rende vincenti agli occhi degli altri, che ci rende dimentichi della nostra fragile caducità.

E' (ri)caduto il Governo

Gli anni trascorrono veloci, l'un dopo l'altro. La gente, le famiglie cambiano ed il Paese cambia con loro. Il Paese cambia, destreggiandosi a fatica lungo lo stretto viottolo che il succedersi dei Governi lascia a disposizione.
Chi fa le leggi, chi le cancella, e chi poi le ripropone. Alle poltrone di comando delle aziende e degli enti più importanti vanno e vengono persone, ogni volta diverse ed ogni volta ritenute quelle giuste al momento giusto. Queste investono, elaborano strategie, formulano obiettivi a medio termine e avviano la macchina per raggiungerli. Ma resterà un percorso monco, perchè nuovi Governi verranno e con essi nuove strategie.
In questo desolante panorama di ingovernabilità, io povero cittadino resto a guardare, disilluso e scoraggiato. Sempre più disilluso, sempre più scettico che l'uno o l'altro Governo possano dare al Paese un'immagine ed una solidità finalmente all'altezza della sua storia.
Io, povero cittadino, mi aggrappo all'utopia che illuminati statisti possano affacciarsi sul palcoscenico della politica, per confrontarsi e scontrarsi nel condiviso obiettivo di un'esaltazione di valori e principi morali. Senza i quali, tutto è perso ed inutile.