29.4.11

Quelle repellenti mani di forbice





Una notizia curiosa ha attirato oggi la mia attenzione: il ventesimo anniversario del film "Edward mani di forbice" di Tim Burton.

Una notizia come le tante che escono quotidianamente sui giornali, ma mi ha fatto piacere constatare come questo film "minore" abbia un suo spazio di attenzione nella mente della gente e dei media.

Ricordo che ne rimasi anch'io molto colpito e commosso. Una sorta di favola stralunata che ricorda il tema di "La bella e la bestia" e che spiazza per il suo semplice ma profondo messaggio: la difficoltà di sentirsi diversi in un mondo che sempre più premia l'omologazione, la moda, il fare tendenza.

Edward è un disadattato che soffre la sua bizzarra conformazione corporea e che cerca in tutti i modi di metterla al servizio degli altri, perchè in fondo anche lui ha bisogno dell'attenzione degli altri e dell'amore della ragazza per la quale prova un sentimento profondo.

E' un film che andrebbe rivisto ogni tanto, perchè in anni in cui sempre più ci compete il nobile dovere di ospitare le molte etnie in fuga dalla povertà e da regimi dittatoriali oppressivi, capire che dietro un aspetto ed una cultura diversi trovano posto un cuore e un'anima uguali ai nostri, è un passaggio fondamentale verso un'era di reale modernità.

20.4.11

Un altro cinema in meno

Uno storico e piccolo cinema di quartiere chiude. Per lungo tempo nulla accade. Poi l'inizio dei lavori di ristrutturazione da parte del nuovo proprietario.

Oggi, passando davanti alla struttura ancora chiusa, la delusione: il cinema non ci sarà più. Una targa in ottone informa che al suo posto troverà sede l'Istituto di Economia Agraria dell'Università di Roma.

19.4.11

Moby Dick

Ho inziato a leggere Moby Dick di Melville (non è mai troppo tardi).

Qualcuno ha scritto che è come tuffarsi nel nero di un mare burrascoso. I contemporanei dello scrittore giudicarono il libro l'opera di un uomo in preda al delirio.

Mi sento di dare ragione ad entrambi i giudizi. La potenza visionaria di Melville è impressionante e mentre leggi ti sembra quasi di sentire il frastuono del mare e gli schizzi d'acqua salata inumidirti il viso.

Negli occhi dei bambini

Guardi negli occhi dei bambini e vi scorgi determinazione, curiosità, entusiasmo, serenità, concentrazione, attenzione, memoria, spontaneità, bontà, energia vitale.

Se riesci a mantenerti sulla loro lunghezza d'onda, essi possono essere i tuoi veri maestri di vita.

18.4.11

Prova d'attore

Proseguendo nel dilettantesco sforzo di scrittore, mi sono trovato a creare un copione teatrale per un corso di recitazione organizzato presso una scuola di Roma. Ciò mi ha consentito di assistere a qualche prova, occupando - unico spettatore - un posto nella platea del teatro.

Forse un set cinematografico produce le stesse emozioni, ma quale incanto è vedere un personaggio che prende gradualmente corpo, forma e parola di un attore teatrale!

Sotto gli esperti tocchi della regia, il tono di voce viene aggiustato, l'espressione dei volti plasmata in relazione all'effetto da creare; e quando infine l'intera scena viene provata, l'opera assume vita propria, assume nuove sembianze, si innalza sospinta da un'invisibile energia creativa.

Mi torna alla mente la frase di Pablo Picasso che diceva pressappoco così: "tutto l'interesse dell'arte sta nell'inizio".

In quella frazione di tempo che conduce il personaggio a prendere vita, sta tutta la magia del teatro. Il resto è mestiere, d'attore o di regista che sia.

"Libertà" di J. Franzen

E’ sempre emozionante imbattersi in libri importanti e indiscutibilmente belli. Quando gli occhi raggiungono l’ultima parola dell’ultima delle oltre 600 pagine che compongono “Libertà”, un senso di appagamento ti pervade. Sappiamo che a differenza, purtroppo, di molti libri che leggiamo, questa storia rimarrà per sempre dentro di noi, forse inconsciamente ispirando anche le nostre esistenze.Credo che Franzen con “Libertà” abbia composto il capolavoro della sua carriera. Ci auguriamo che molti altri romanzi di valore possano succedergli e che uno di essi possa smentirci, ma al momento di fronte a questa opera non è facile immaginare ulteriori margini di miglioramento.


La ricetta scelta dall’autore è strettamente imparentata con quella di “Le Correzioni”: un affresco familiare, che per il suo carattere di universalità acquista un tono classico, nel senso contemporaneo che si può attribuire a questo aggettivo. Proseguendo nella sua meticolosa analisi delle dinamiche interne all’istituzione Famiglia (oltre a “Le Correzioni” leggasi anche il racconto “Le Ambizioni” proposto di recente da Repubblica), Franzen arricchisce la sua personale commedia umana di un altro nucleo di coniugi con figli. La più universale delle famiglie, appunto.


Laddove però si poteva percepire quale unico difetto di “Le Correzioni” la rigida spartizione dei capitoli fra i vari componenti della famiglia, qui le varie vicende sono amalgamate e collegate in modo molto equilibrato, guadagnandone la tensione narrativa e il ritmo della lettura.


Al centro di tutto, ancora una volta, le difficoltà, il senso di routine e di stanchezza che può attanagliare i coniugi legati da un lungo matrimonio esponendoli al doloroso rifugio del tradimento; la fisiologica ribellione dei figli, bramosi di costruirsi il loro futuro in un mondo, però, che ne ostacola in tutti i modi il decollo. Di qui la controversa relazione con i genitori, fatta di conflitti generazionali ma anche di sotterraneo affetto, e di un profondo ed umano senso di dedizione filiale.


E’ magistrale il modo in cui Franzen tiene insieme le vicende dei personaggi e le sfumature psicologiche dietro le loro azioni/reazioni, soffermandosi sui rispettivi istinti di vita – sentimentali, lavorativi, sociali – e sui conflitti interni che da essi possono generarsi. Perché la “libertà” non è mai alla fine pienamente tale, essendo sempre circoscritta e condizionata dalle interazioni più o meno inconsce con quella degli altri familiari.


Sullo sfondo, eppure protagonista anch’essa del libro, l’ambientazione politico-economica del nostro secolo, la critica all’imperialismo Usa di matrice Bushiana e allo sregolato sfruttamento delle risorse naturali dei paesi meno sviluppati, l’attivismo per l’ecologia e la protezione dell’ambiente, talvolta fini a se stessi. Anche in questo caso Franzen è amaro nel denunciare l’apparenza della “libertà” di espressione o di azione: fra coloro che fanno la parte dei “cattivi” e quelli che agiscono da “buoni” regna infatti il compromesso nella forma più deteriore degli scambi di interesse; gli uni hanno bisogno degli altri per conseguire i propri obiettivi e guidare la società verso un ignoto futuro.


Eppure, nonostante il quadro non roseo che Franzen ci presenta, dalla lettura del libro si esce in qualche modo fiduciosi. Questo inno alla grandezza della debolezza umana ci suggerisce che da essa possa nascere l’esperienza, aiutandoci a sperare che un graduale, quand’anche lento, avvicinamento alla “libertà” sia ancora possibile.


14.4.11

Aereo o treno?

Chi viaggia spesso fra Roma e Milano può scegliere se spostarsi con l'aereo o in treno. Le tariffe dei due mezzi sono ormai competitive e i tempi di viaggio (comprensivi di spostamenti da/per aeroporto/stazione) molto simili.
Ormai da tempo i treni ad alta velocità scimmiottano l'atmosfera business degli affollati voli fra le due principali città italiane. Distribuzione di un quotidiano gratuito, snack a bordo, hostess e steward più o meno gradevoli, annunci in doppia lingua e patinate riviste ad attenderti al tuo posto.
Personalmente fatico ad abbandonare il tragitto via aria. Sarà il minor tempo in cui si è costretti a subire le sollecitazioni dinamiche del viaggio, sarà la maggiore allegria che affolla gli aeroporti rispetto alle stazioni, in parte decadenti e maleodoranti, sarà il fascino che indubbiamente esercita il paesaggio visto dall'alto.
Ieri ho preso il treno dopo molto tempo che non lo facevo e di colpo ho capito che cosa me lo rende ostile: la sinfonia di squilli dei cellulari e delle assordanti voci dei businessmen che nulla fanno per mantenere una certa discrezione nelle loro conversazioni d'affari. Quest'invadenza mi infastidisce: non ho voglia di avere i resoconti delle ultime riunioni dei Consigli di Amministrazione o i dettagli dell'ultima causa patrocinata da eleganti avvocati in età ormai avanzata.

Ieri un giornalista che mi sedeva accanto ha speso le tre ore del viaggio a pubblicizzare ininterrottamente il suo ultimo libro e come le vendite di questo stessero procedendo a gonfie vele, rispondendo tronfiamente alle mille richiamate susseguenti alla caduta della linea causa gallerie. Nè mai ha avuto la delicatezza di disattivare la potente e squillante suoneria sostituendola con la più delicata vibrazione. Mi chiedo chi sia interessato ad acquistare un libro scritto da individuo di così scarsa educazione... A volte meglio non conoscerli dal vivo gli autori..!

In quell'ora di aereo - almeno finchè durerà - i cellulari vanno spenti, ed è un piacere assistere alle crisi di astinenza da sms o da contatto con la segretaria o con i collaboratori in ufficio; crisi di astinenza che risulta palese all'atto della affannosa riaccensione dei telefoni dopo l'atterraggio.

In quell'ora, però, riesci forse anche a dormire o a riflettere. Il che non fa mai male.

11.4.11

Cittadini del mondo

Anche l'Italia, come altri Paesi occidentali, è sempre più interessata da flussi migratori in entrata, provenienti dai continenti più disagiati od a più alta densità.

E' un problema non banale integrare tali contingenti di persone, per la gran parte in cerca di un lavoro, di un tetto e di una sicurezza sociale.

Il nostro Paese fa fatica a dare l'essenziale ai cittadini italiani e sembra inimmaginabile che riesca a farlo anche nei confronti dei nuovi arrivati. Le forze politiche, la Chiesa e tutta la cittadinanza devono porsi questa quale priorità: la ricerca di valide e varie soluzioni che nel tempo facilitino l'integrazione degli stranieri nelle infrastrutture sociali esistenti. Nuove tasse, nuove forme di sussidio al lavoro, maggiori tutele per i più deboli, incentivi alle imprese che sviluppino iniziative in grado di assorbire forza lavoro in modo importante; non è facile l'impegno legislativo ed economico che ci attende nei prossimi anni.

Però, quale impatto in termini di modernità ha questo progressivo mescolarsi di geografie, razze, culture, lingue o monete!

Allora, quando infine il processo sarà compiuto, tutti gli uomini potranno realmente sentirsi tali.

8.4.11

Scusatemi se non amo il jazz...

Confesso che non ho ben chiaro quali siano le motivazioni che mi hanno portato a non nutrire passione alcuna per la musica jazz.

Per quanto da sempre la musica eserciti su di me una profonda attrazione, che mi ha portato nell'arco degli anni ad accumulare dischi, musicassette, CD, MP3, etc., io e la musica jazz siamo due mondi totalmente estranei.

Ci ho provato, non che non l'abbia fatto. Ma la reazione è sempre la stessa: la mia incapacità di subire emozioni di qualsiasi tipo dall'ascolto di quel tipo di ritmica, strumenti e musicalità.

Anzi, ogni volta non ho potuto fare a meno di notare come quelle sonorità mi ricordino atmosfere di sottofondo: sottofondo nei locali, sottofondo nei film, sottofondo nelle sale d'attesa.

Ed è sciocco dirlo, ma la musica jazz mi richiama Scott Fitzgerald, il Grande Gatsby, l'America più ricca, i riti sociali della classe alto borghese, che esibisce il suo benessere e la sua raffinatezza (talvolta solo di beni e non di modi).

So che non è così e i cultori mi scuseranno. Anzi ben venga qualcuno che sappia introdurmi alle interminabili improvvisazioni polistrumentali, alle patinate atmosfere delle trombe o degli altri fiati.

Scusatemi, ma non ho saputo andare oltre il sempliciotto rock and roll o la magica e sovrannaturale musica classica.

6.4.11

Scrittori classici e contemporanei

Nello scegliere i libri da leggere mi sono accorto di alternare con una certa regolarità autori classici, o comunque del novecento, ed altri contemporanei.

Il confronto mi permette di cogliere i pregi degli uni e degli altri, ma anche di notarne i rispettivi limiti.

Un autore classico mi trasmette una sensazione di linearità ed ordine mentale che si traduce in trame ben sviluppate e molto ordinate, fornendo chiavi di lettura spesso a valenza universale e atemporale, con una valenza di viatico anche per noi moderni.

Un contemporaneo mi permette invece di esplorare le tante complessità del vivere moderno, le sue contraddizioni, le sue bassezze, l'asmatica necessità che abbiamo di strappare ordine e benessere ad una società che sembra in disfacimento giorno dopo giorno; Franzen, Coe, ma anche Maggiani, si sforzano di leggere i nostri tempi e estrapolarne le angosce, le difficoltà, dimostrando l'inconscio attaccamento al nostro passato.

Credo che continuerò in questa alternanza fra classico e contemporaneo, perchè non voglio privarmi della magistrale visione dei grandi della letteraratura passata, nè però intendo isolarmi dal mondo in cui vivo e con il quale necessariamente devo fare i conti ogni giorno, mentre guido la macchina o svolgo il mio lavoro.