24.3.12

Test di umanità

Le reazioni che ci provoca la visione di un prato fiorito ad inizio primavera, è un buon banco di prova per capire se facciamo ancora effettivamente parte della categoria degli esseri UMANI.

18.3.12

Un Bob Dylan del 1966

Mi capita di riascoltare dopo tanto tempo una vecchia canzone di Dylan, "Stuck Inside The Mobile With The Memphis Blues Again" e di trovarla di una bellezza abbagliante.
Ha quarantasei anni questo brano e profuma di New York in ogni sua sfumatura o nota. Una ballata elettrica che scorre per 7 minuti lungo una melodia geniale, con una voce che è assoluta espressione di un uomo nel fulgore della sua giovinezza, una ritmica pulita, veloce, fresca, ed un mood che non può non trasmetterti la bellezza della vita.
Ovvero: quando la musica ti fa sentire orgoglioso di essere uomo del tuo tempo, quando ti fa venire voglia di ribellarti, di lottare contro le ingiustizie, contro i soprusi, contro i politici che si disinteressano della gente normale, contro il degenerare dei valori e della cultura, contro gli stupidi e i superficiali.
Già in passato ho avuto modo di accennare a Bob Dylan in questo blog, non vorrei trovarmi a farlo troppo spesso. Ma ci sono cose che non si possono trattenere. Come l'amore vero.

13.3.12

Belen o lo stil novo?

Capita spesso, sfogliando quotidiani o riviste, di imbattersi nelle fotografie delle molte ragazze che i nostri media moderni hanno elevato a starlette del ventunesimo secolo, grazie ad un fortunato passaggio in un reality show, in un altrettanto "redditizio" party  in località Arcore (...) o in qualche "cinepanettone" natalizio.
Sono ragazze molto belle, sempre attente a valorizzare al massimo il loro sex appeal, con un'attenzione quasi maniacale ad abbinare abiti e look di assoluta tendenza e, molto spesso, appariscenti.
Però in questi giorni mi è anche capitato di leggere un breve articoletto che riandava al periodo artistico letterario che fu definito dello stil novo. Si parla quindi di oltre 800 anni fa...! Oggetto del testo in questione era l'ideale femminile di quell'epoca e l'immagine che i poeti attribuivano alla donna, considerata quasi un tramite tra gli uomini e Dio.
I tempi cambiano. Forse la Laura di Petrarca - che, va detto, a suo tempo già sdoganava un amore maggiormente terreno rispetto a quello dello stil novo -  era una Belen Rodriguez dell'epoca.... ma sarebbe superficiale mettere a confronto due epoche così distanti fra loro, temporalmente ed anche filosoficamente.
Concludendo quella lettura, riflettevo però che a differenza di oggi, in cui tutto viene ricondotto ad un unico modello di femminilità fortemente proiettato all'esteriorità - modello considerato vincente e di grande attrattiva per uomini, case di moda, agenzie di pubblicità, programmisti televisivi, vip e gente comune - ai tempi dei Petrarca o dei Cavalcanti, nella donna si celebrava una bellezza quasi sovrannaturale, neoclassica, che volente o nolente costringeva l'uomo a specchiarsi nell'Eterno.
Peccato che si sia persa questa sensibilità, perchè la bellezza vera, delicata, celata, inebriante, profonda, raffinata, perlacea, quella scolpita dalle morbide forme marmoree di Antonio Canova, è qualcosa di molto più prezioso, che rende - questa volta sì - vera giustizia alla grandezza della femminilità ma anche alla sensibilità percettiva del fortunato uomo che la sa individuare. 


11.3.12

Questione di coscienza

C'è una categoria di mendicanti cui non so resistere ed ai quali lascio il mio obolo con sincera gratitudine.
Ormai ogni genere di venditori di beni o di servizi si affolla davanti alle nostre autovetture ferme ai semafori, ma anche fuori dai negozi, fuori dagli uffici, all'uscita dei cinema o delle chiese.
Tutti costretti a scendere a compromessi con il proprio orgoglio e la propria dignità di esseri umani, perchè quando si ha fame o si è disperati è difficile ricordare cosa possa essere la dignità o l'orgoglio.
Sono talmente tanti che - noi gente volgare - osiamo anche infastidirci di essere sollecitati così tante volte a mettere mano al portafoglio. Ci sentiamo assediati, ci sentiamo troppe volte costretti a fare i conti con la nostra coscienza, a cercare di fargliela franca sperando che essa non si accorga del nostro tirare dritti.
E' vero, occorrerebbe troppo per soddisfare tutte le richieste. Ci accontentiamo di farlo ogni tanto. La nostra elemosina aiuta magari un povero su cinque, quando invece tutti e cinque necessiterebbero del nostro buon cuore. Questa è la piccolezza del nostro essere umani, la debolezza di non saper mai andare oltre, di non saper veramente sacrificare del nostro per un altro uomo, magari privandoci del nostro indispensabile.
Però, c'è una categoria di mendicanti in particolare che mi spiazza, davanti alla quale il mio cuore è nudo e la mia coscienza è pura come quella di un angelo. Sono in pochi a vendere una canzone, un pezzo di fisarmonica, a suonare un brano di chitarra accompagnandosi con un tamburino elettrico trainato su un carretto. Sono pochissimi quelli che affidano ad un vecchio violino, ad una stonata armonica a bocca, il destino quotidiano del loro stomaco.
A costoro darei tutto quanto ho, perchè quando doni musica meriti in cambio eternità.

2.3.12

Balla balla ballerino



Lucio Dalla non c'è più. Da ieri siamo orfani di uno dei più geniali artisti che la musica italiana abbia avuto. Ora siede nell'olimpo dei cantautori, accanto a Fabrizio De Andrè, Lucio Battisti, Luigi Tenco, Rino Gaetano e pochi altri.
Oggi ho scelto di non leggere gli articoli della stampa, perchè i miei ricordi non si confondano con i tanti commenti dei giornalisti.
Ricordi fatti dei tanti concerti cui ho assistito: quelli con De Gregori, quelli da solo, le Feste dell'Unità a Castel Sant'Angelo a Roma, quello sullo sfondo del colle Palatino illuminato, l'ultimo, bellissimo, al Sistina.
Ricordo poi di averlo incontrato in un ristorante di Bologna e mi fece simpatia il gusto che metteva nel consumare un appetitoso piatto emiliano.
Lo ricordo nei primi anni '70, quando per la "tv dei ragazzi" presentava una trasmissione di fumetti. E ricordo un 45 giri di 4/3/1943 che inserivo spesso nel mio primo mangiadischi, affascinato da quella musica così intimistica e autobiografica che apriva la strada al mondo dei cantautori.
Dalla a mio avviso era un vero genio. Non tutte le sue cose sono degne di memoria, ma moltissime sono dei capolavori di creatività, fantasia e composizione musicale.
E quando nelle serate estive passeggerò per i vicoli di Roma, non mi sarà facile non commuovermi al ricordo de "La sera dei miracoli".
Lui ora è lassù. Balla, balla, unico, inimitabile ballerino!