25.12.12

La città del silenzio

C'è qualcosa di primordiale nell'istinto che porta l'uomo davanti alla tomba di un caro che non c'è più.
Una tomba è una porta che ci schiude la via verso l'ignoto, l'aldilà. È la parte più terrena dell'ultraterreno. Qualcosa che era parte di noi e che è passato ad essere parte dell'infinito.
Davanti a questo mistero ci zittiamo. Siamo impotenti, le tecnologie non ci assistono, il denaro non ha utilità alcuna, le nostre sicurezze vengono meno.
I volti che ci osservano dalle fotografie incastonate nella pietra marmorea diventano improvvisamente angelici. Occhi che hanno visto e che ci raccontano. Sguardi che ci rassicurano e ci consolano. E noi ci affidiamo ad essi, forse più di quanto facessimo quando erano in vita.
Dai tempi degli antichi, dalle origini delle religioni, il culto dei morti riveste un ruolo importante nel comportamento degli uomini, trasformando in silenzio l'affanno rumoroso di chi cerca di sopravvivere.
Ancora oggi lo stesso silenzio ci coglie all'improvviso quando varchiamo un portale di un cimitero, lasciandoci alle spalle l'assordante rumore della città e del nostro travaglio quotidiano.
E loro sono li', a dare un senso a tutta la nostra esistenza, dopo averla procreata.