5.12.16

Ben (ri)trovato Vincent Van Gogh!

Progetto una velocissima gita ad Amsterdam, con il solo obiettivo di dedicarmi ai quadri di Rembrandt e di Van Gogh.
Il primo traghetta la pittura classica verso quella moderna, intercettando, all'interno di temi e personaggi del diciassettesimo secolo, tratti di poesia e di umanità in movimento, che colpiscono l'osservatore più attento per la forza espressiva. Una grazia nel disegno e un'argutezza nelle idee che di recente lo hanno reso un pittore fra i miei preferiti.
Vincent Van Gogh l'ho assorbito, invece, fin da ragazzo, grazie a mostre e musei visitati con la scuola o la famiglia. L'ho apprezzato, mi sono lasciato conquistare dalle sue tele molto semplici e descrittive, dai colori forti, a volte violenti, che solo più tardi ho capito quanto mi avessero condotto ad appassionarmi a pittori come Matisse, Kandinsky o Chagall.
Gradualmente, mi sono però reso conto di quanto le immagini delle sue opere stessero dilagando nel mondo, attecchendo su tanti altri, come me, non esperti. I media, il marketing dell'arte, hanno quindi cavalcato questa tendenza, e i suoi quadri sono via via diventati oggetto di un imponente business, ormai non più confinato allo stretto ambito delle mostre e dei libri d'arte. Alla fine, confesso che Van Gogh mi era venuto addirittura a noia; le sue opere mi apparivano oltremodo stucchevoli, persino ruffiane; troppo immediatamente fruibili e, quindi, a veloce deperimento emotivo.
Parto, dunque, per Amsterdam, per rimettere a posto il mio rapporto con Il pittore, e capire meglio quale sia l'essenza reale dei suoi lavori, magari recuperando qualcosa sfuggitomi in passato. 
Dedico un'intera mattinata alla visita del museo, che raccoglie gran parte della sua produzione artistica grazie alla meritoria opera di un nipote, fondatore dell'edificio negli anni '60.
Il percorso é organizzato molto bene, permettendomi di entrare via via nella storia della vita di Van Gogh, nonché soprattutto della sua psicologia, grazie anche ai dettagliati commenti forniti dai pannelli e dall'audioguida.
Alla fine della visita, sorprendentemente, ciò che resta impresso a fondo nella mia mente é la caparbia e sfortunata esistenza del pittore, che prima tenta un percorso da aspirante sacerdote, poi lavora a supporto del commercio d'arte con il fratello Theo, ed infine a 27 anni decide di fare l'artista, morendo però suicida a 37 anni. 
In soli 10 anni di attività, il percorso artistico e psicologico compiuto dall'uomo è impressionante: prima il grande impegno nell'imparare a disegnare, poi il passaggio alla pittura, l'appassionato attaccamento ai temi rurali, espressione dei veri valori della vita, il trasferimento in Francia per affinare la sua arte sulla scorta delle tendenze dell'effervescente scena parigina, le amicizie con gli altri pittori, Gauguin su tutti. 
Poi, il distacco da Parigi verso Arles, questa volta alla ricerca dello stile personale, che ottiene mediante un attento studio dell'utilizzo del pennello e della composizione cromatica: in particolare, non mischia i colori, ma li accosta con tonalità complementari, riuscendo a generare effetti visivi unici.
Ad Arles si sente felice, abita in un edificio che definisce la sua casetta gialla, dove gioisce nell'ospitare i suoi amici per presentare loro i quadri che dipinge. 
La felicità, raggiunta con grande fatica e impegno personale, ma anche con il costante sostegno economico del fratello Theo, é però minata dallo stato di salute, patendo Van Gogh di profondi stati di disagio mentale e depressivo e di attacchi epilettici. Commuovono, dunque, i quadri dipinti all'interno di un sanatorio dove lui stesso aveva chiesto di essere ricoverato per curarsi. Il bisogno di dipingere e di proseguire nel suo percorso artistico, lo portano a ritrarre le stanze della casa di cura, le finestre, le viste del giardino attraverso di esse, ma anche a ricopiare su tela piccole incisioni di altri artisti: tutto, pur di dipingere e "strutturare il tempo", per evitare di sprofondare nello sconforto, nell'apatia intellettuale e infliggere il suo malessere agli altri pazienti.
I suoi quadri si fanno ancor più personali, specchio del modo tutto suo di vedere i risvolti dell'esistenza. Sembra quasi 
aggrapparsi alla vita, enfatizzandone gli aspetti più primordiali.
Gli ultimi lavori hanno, infine, un valore quasi seminale per le generazioni a venire, come se sembrasse finalmente aver carpito il segreto dell'esistere. La sua caparbia lotta per diventare l'artista che voleva essere, é giunta a compimento.
Il quadro de "Il seminatore" é il suo testamento in immagini, ed emoziona come pochi altri.
Di lui ci restano anche centinaia di lettere scritte al fratello Theo, suo protettore e confidente, dalle quali emerge con affascinante gradualità l'evoluzione del suo pensiero, delle sue ambizioni, delle sue fragilità profonde, del sacrificio compiuto a scapito del suo tragitto di uomo comune - di potenziale padre e compagno - per scavare dentro se stesso e dentro le sue doti artistiche, fino ad afferrare il valore assoluto delle cose.
Il suicidio, frutto certamente del suo squilibrio mentale, interrompe a soli 37 anni, una vita che in soli 10 anni aveva di fatto già dispiegato tutta la sua immensa potenzialità. 
Per una coincidenza oppure no, dopo solo sei mesi moriva anche il fratello Theo, lasciando la moglie con un bambino nato da poco. Quel Williem che avrebbe in seguito fondato il museo Van Gogh, da cui esco riappacificato con me stesso e rigenerato dalla portentosa vicenda artistica e di vita dell'amico Vincent.

28.4.16

When I met The Go-Betweens

Aeroporto di Dublino, 27/6/2004.
The morning after the Barbican Show


27.11.15

Globalizzazione. What's "globalizzazione"?


Partecipo ad un convegno internazionale che si tiene a Berlino, per tenere una relazione che ovviamente preparo in lingua inglese. Do per scontato, infatti, che questa lingua sia quella che accomuna la maggior parte di persone nel mondo, almeno in quello che circonda la mia professione.
Rimango quindi negativamente allibito nello scoprire, una volta sul posto, che la quasi totalità degli altri relatori effettuerà l'intervento in tedesco, propria lingua natia.
Orgoglio nazionalista o visione miope degli organizzatori? Certo, siamo ancora molto lontani dalla  globalità che certamente sapranno meglio apprezzare le generazioni che ci succederanno su questo pianeta di tanto strana umanità.

20.10.15

Me, myself and I

Facciamo sempre più fatica a ragionare con la testa degli altri. Il mondo sta implodendo in un gigantesco vortice di egocentrismo e apparenza. Per poca voglia, poco tempo, poca pazienza, poco spirito di sacrificio, viviamo su binari paralleli, tesi a soddisfare i nostri bisogni e a realizzare i nostri obiettivi. Gratificare noi stessi è l'unico imperativo che indirizza i nostri comportamenti.
La cosa più grave è che ci sta bene così.

25.8.15

Genitori un po'

É di questi giorni la notizia di un neonato che viene sottratto d'imperio alla madre naturale, in quanto rea insieme al compagno di un'aggressione al precedente fidanzato, con tanto di acido scagliatogli sul volto. Le Autorità ritengono che essa non abbia le facoltà intellettive e di equilibrio psicologico, oltre ad essere reclusa per il reato commesso, per garantire quanto necessario alla corretta crescita del figlio. Potrá quindi vedere il bambino un tempo limitato, per una volta alla settimana.
Questo fatto mi ha fatto venire voglia di rivedere un film che a suo tempo mi piacque molto, I am Sam, con Sean Penn e Michelle Pfeiffer. Narra la storia di un uomo ritardato e autistico che diviene padre di una bambina invece senza problemi, dovendola crescere da solo in quanto subito abbandonato dalla compagna che non vuole ne' lui ne' la piccola Lucy. Con capacità intellettive di un bambino di 7 anni, Sam, affiancato da un avvocatessa di grido, combatte la sua battaglia processuale impari per non farsi sottrarre l'adorata figlia dagli assistenti sociali e dagli psicologi: costoro reputano infatti che Sam non possa fornire alla bambina il dovuto apporto, soprattutto quando lei avrà superato i 7 anni di età.
Questi due casi sono interessanti perché pongono in contrasto la dimensione naturale e istintiva della genitorialitá con tare intellettive di madre o padre, sulle quali gli esperti di infanzia emettono un giudizio scientifico di inadeguatezza.
Personalmente, resto dell'idea che ad un bambino che nasce, innocente e indifeso, non possa essere comunque sottratto il calore istintivo di un genitore, che per quanto con problemi, sente un figlio a livello epidermico, viscerale, come un'emanazione di se stesso, essendo portato ad amarlo incondizionatamente.
Certamente sono situazioni su cui gli psicologi infantili dovrebbero vigilare costantemente, per intercettare e prevenire ogni criticità che potrebbe comunque emergere, ma strappare d'ufficio una creatura ai propri genitori mi sembra il vero insopportabile crimine.

19.8.15

La ricetta del sugo di pomodoro crudo

Questo è uno dei miei piatti preferiti (ricetta tratta da www.giallozafferano.it)

Ingredienti per 4 persone

  • 450 g di pomodori da sugo (San Marzano, Piccadilly, pachino, datterini…)
  • 10-15 foglie di basilico fresco
  • 3 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • Un bel pizzico di sale
  • Pepe qb
  • 1 spicchio di aglio

Procedimento (preparazione: 15 min. + riposo)

Per preparare il sugo di pomodoro crudo, iniziate lavando bene i pomodori. Se usate una varietà dalla buccia piuttosto dura (come i San Marzano e, spesso, anche i Piccadilly), vi consiglio di sbucciarli, eventualmente dopo averli sbollentati qualche secondo. Tagliateli a pezzi e lasciateli scolare per 5-10 minuti, in modo che perdano parte dell’acqua di vegetazione; metteteli quindi in un mixer assieme alle foglie di basilico, all’olio, al sale e a un pizzico di pepe (1). Frullate a intermittenza per 20-30 secondi. In questo modo otterrete un sugo di pomodoro crudo dall’aspetto rustico, con ancora i pezzettini di pomodoro ben visibili (2).

Se desiderate una salsa più liquida ed omogenea, frullate ancora per 20-30 secondi. Aggiungete a questo punto l’aglio sbucciato e tagliato a metà (3). Coprite con un coperchio e lasciate riposare il sugo di pomodoro crudo in frigorifero per almeno 15 minuti. Al momento di usarlo per condire la pasta, ricordatevi di eliminare l’aglio.

Usate il sugo di pomodoro crudo per condire la pasta appena scolata o per preparare una deliziosa pasta fredda.

Consigli: il sugo di pomodoro crudo è una preparazione base che può essere arricchita con gli ingredienti che preferite, come capperi, alici sott’olio, parmigiano, pecorino, olive e erbe aromatiche a piacere.


16.8.15

Neologismi da abuso di Web

Tutto ciò che vanta un elevato numero di accessi su Internet oggi è definito "virale". Perché?!

13.8.15

La lezione di Lalla

Assisto in una piscina ad una lezione di nuoto riservata ad una ragazza affetta da una grave forma di autismo. Il padre, che l'accompagna, l'affida al maestro, un aitante giovane emblema di benessere e di vitalità. Lalla ha forse 13 o 14 anni, appare fortemente turbata dall'idea di entrare in acqua e sosta  irremovibile sul bordo della vasca, mentre le sue mani gesticolano freneticamente con misteriose logiche. All'improvviso elude l'attenzione del maestro e si lancia verso un angolo della piscina dove vede appoggiati molti tubolari di gomma colorata necessari per le lezioni. Sono di gomma piuma e quella morbidezza al tatto la conquista, e di colpo prende a morderne uno blu, staccandone dei pezzi per masticarli. Viene fermata e ricondotta presso la sua corsia dal maestro che, in modo dolce, la spinge forzatamente in acqua scendendo poi dietro di lei. La lezione é più che altro un susseguirsi di movimenti  che tentano di attirare l'attenzione della poverina, stimolandone il movimento a cavallo di una tavola da surf, ma il tutto condito spesso da laceranti urla di ribellione istintiva della ragazza.
Il padre la osserva da bordo vasca, a tratti la riprende con fermezza affinché si ponga in modo più docile verso il maestro. A volte invece la lascia fare, limitandosi a guardarla con aria affettuosa o anche distratta.
Lalla e il padre inconsciamente offrono una lezione di vita a tutti noi che li osserviamo ammutoliti. Non si sa quanto sia grande la sofferenza di lei, si può forse intuire quanto sia difficile il compito di lui. Certamente proviamo molta vergogna se riandiamo alle tante inutili manifestazioni di insofferenza che riempiono le nostre giornate, siano esse per il caldo, per un raffreddore o per un lavoro poco gratificante che ci annoia.

5.8.15

Elsa Morante e Roma


In uno splendido passaggio della sua Storia, Elsa Morante descrive così Roma:
 « La partenza fu strepitosa; e il viaggio, un vero raid fantascientifico per Useppe! Fecero tutto il Centro Storico, da Piazza Venezia a Piazza del Popolo, e poi a Via Veneto, Villa Borghese, e poi di nuovo indietro Piazza Navona, e il Gianicolo, e San Pietro! Si scaraventarono per tutte le strade con un rumore gigantesco, perché Ninnarieddu, per far sentire chi era lui, aveva abolito il sistema della marmitta. [...] Useppe non aveva mai conosciuto quei quartieri, che in un ciclone risplendente correvano addosso alla motocicletta di Nino, come a una sonda spaziale lanciata attraverso i pianeti. A voltare gli occhi in alto, si vedevano statue volare con le ali distese fra le cupole e le terrazze, e trascinare i ponti in corsa con le tuniche bianche al vento. E alberi e bandiere giostrare. E personaggi mai visti, sempre di marmo bianco, in forma d'uomo e di donna e d'animale, portare i palazzi, giocare con l'acqua, suonare trombe d'acqua, correre e cavalcare dentro alle fontane e appresso alle colonne ... » 

28.7.15

Umorismo da taxi

Ho sempre trovato ricche di spunti le conversazioni che intrattengo con i tassisti. A volte anche molto divertenti. Soprattutto se a questo si aggiunge l'umorismo sarcastico della gente di Roma.
Di recente, uno di loro, raccontando di un nuovo modello di autovettura ad alimentazione ibrida, e criticandolo per la scarsa ripresa del motore, commentava come questa macchina su strada fosse così lenta che i moschini si andavano ad appiccicare sul vetro posteriore anziché su quello anteriore...
Molto espressivo.

5.7.15

Ciclo DJ

Nella località di mare dove da anni passo le mie vacanze, mi capita di vedere molto spesso un giovane che sulla sua bicicletta percorre avanti e indietro, per gran parte della giornata, l'assolato lungomare. Sulla canna ha agganciato un riproduttore di musica portatile che a tutto volume diffonde nell'aria le più moderne musiche da ballo. 
Sicché lo senti comparire prima di vederlo, e ti puoi preparare a guardarlo passare. Sul viso un sorriso stampato, sfrontato quasi; incurante di disturbare i villeggianti che passeggiano o i bagnanti che a ridosso della strada occupano le spiagge.
Ma non ti viene di maledirlo, anche se potrebbe urtarti tanto ti sfreccia accanto veloce pedalando.
Quel sorriso ti fa capire che é veramente felice. Che la sua giornata sará fatta di tanti di quegli andirivieni e di molte canzoni ritmate e allegre. Così, alla fine, quando é passato, e la sua musica si allontana lasciando nuovamente spazio ai rumori dei vacanzieri e del mare, quasi quasi lo invidi.

Casa e chiesa

Una ragazza indossa una maglietta su cui, a caratteri cubitali, é scritto: "Sono una ragazza tutta casa e chiesa. É il tragitto che mi frega!"

23.6.15

Zaini

In aeroporto tanti giovani manager abbinano ad un elegante abito scuro indossato su lucide scarpe di marca, uno zaino del tipo usato dagli studenti delle scuole medie, che sostituisce il banale trolley.
Solo per comodità o perché l'insieme rende l'immagine di un uomo piacente,  alla moda e dinamico?
Quanto ci costa prescindere dall'apparire e dal piacere? Ne siamo ancora capaci?

17.5.15

Giorgio Morandi, pittore filosofo

L'opera di Morandi richiede un'attenzione particolare posto che la scelta dei soggetti ritratti non aiuta: bottiglie, conchiglie, fiori e case dell'Appennino emiliano, che si ripetono in modo costante lungo la sua carriera.
Una visione in sequenza della sua produzione, come una mostra consente, può aiutare certamente l'osservatore ad orientarsi.
La sua grandezza pittorica e' nel percorso filosofico dell'uomo, che a partire da oggetti all'apparenza banali, estrae dagli stessi la loro essenza più intima.
Molti suoi quadri esaltano questo raffronto tra l'apparenza del reale (colta attraverso specchi, binocoli, finestre, cornici) e la stessa realtà, con pochi colori (per lo più bruni o violacei) che aiutano a penetrare l'anima delle cose.
Basterebbe esaminare con attenzione la serie di quadri dedicati nel corso della sua vita alle nature morte, fatte di bottiglie, trasparenti od opache, caraffe, zuccheriere, lampade o posate, disposte accuratamente su piani a mezza altezza, per cogliere questo processo di progressiva scarnificazione della realtà.
Finché, in chiusura di esistenza, sia che dipingesse bottiglie che alti casolari senza finestre e porte, l'effetto finale risultava ugualmente quello di una filosofica trascendenza del mondo fisico.
Cosi', quale emozione ci coglie davanti ai bianchi, candidi o acidi, delle sue bottiglie persiane su disadorni piani e sfondi bruniti..!

9.5.15

Il folle basket degli Harlem Globetrotters




Il miglior modo per assaporare uno spettacolo degli Harlem Globetrotters é tornare bambini per una sera, ripulendo la mente dai tanti pregiudizi che noi adulti spesso nutriamo, ma spesso anche giustamente, per lo show biz a stelle e strisce.
Il marchio degli Harlem circola dal 1971 e da allora generazioni di ragazzi e adulti si sono divertiti osservando le gesta di questa all black, divertente, chiassosa, clownesca, scatenata squadra di basket in perfetto stile USA.
I clown del circo sono forse il riferimento piú immediato che viene in mente nell'osservare il gruppo dei nostri pseudo atleti irridere gli avversari con ogni tipo di giocata spettacolare o trucco acrobatico. Il tutto frammisto a balletti sgangherati in stile rap dance e a numeri scherzosi nei confronti di un simpatico pingue arbitro o di malcapitati spettatori scelti a caso fra il pubblico.
Una grande immensa "caciara" da cui ci si lascia avvolgere con sorprendente piacere, tornando appunto spensierati, ingenui fanciulli.
Meritano poi una citazione particolare due momenti dello show in cui i giocatori replicano una precedente fase di gioco muovendosi all'indietro nel più classico rewind delle moviole o rappresentano un replay in slow motion, con tanto di pallone in plastica da mare che si libra con leggerezza nell'aria creando un effetto visivo strepitoso e musica rallentata ad arte, come quando - da bambini appunto - ci piaceva ridurre la velocitâ del piatto dai 45 ai 16 giri. Strepitoso tutto quanto.
Uno spettacolo per gli occhi, le orecchie e la mente.

26.4.15

Perché leggiamo

Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra- che già viviamo- e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi.

di Cesare Pavese (Da “Il mestiere di vivere”)

10.1.15

Libertà di stampa

Un commando di due integralisti islamici fa irruzione e compie una strage di giornalisti all'interno della redazione parigina della rivista satirica Charlie Hebdo, che aveva in precedenza pubblicato vignette aventi ad oggetto immagini proprie della religione musulmana, quali il profeta Maometto o il testo del Corano.
Sdegno generale dell'opinione pubblica e della categoria dei giornalisti in difesa della libertá di espressione e di stampa. Orrore per la violenza e per l'efferatezza del gesto, che non risparmia esecuzioni a freddo su persone già cadute a terra ferite.
Uno spaccato dell'attuale stato della società civile e politica di oggi dove le guerre sono ormai non solo civili e mondiali ma anche di strada, di quartiere, di religione.
Poi, vado a vedere queste discusse vignette e mi imbatto allora in una serie di disegni e testi che con ironia molto molto pesante e molto molto volgare si prendono gioco di temi religiosi nella loro più elevata connotazione. Bersagli preferiti le figure delle diverse religioni, siano esse quella musulmana o quella cattolica. Mi indegno. Molto. Mi offendono. Molto. Io non sparo, io devo abbozzare, io non faccio ricorso alla violenza. Bastano le parole a volte per rigettare una infamia. Ma... MA!
La libertà di stampa equivale a libertà di insulto? Ci rifletto. C'è a mio avviso qualcosa di più importante della libertá di espressione o della libertà di satira che può in qualche modo limitarla: è il rispetto per un'altra persona e per i suoi valori, siano essi politici, civili o religiosi. Sì, resto convinto che Il rispetto dell'altro, anche di un nemico, dovrebbe venire prima di tutto.


25.12.14

Eucarestie di oggi

Alla Messa di mezzanotte, con cui molti cattolici celebrano la festa del Natale, é facile vedere fedeli che indossano capi e accessori nuovissimi ricevuti in dono sotto il tradizionale albero. Nulla da dire: é umano voler sfoggiare subito un regalo particolarmente gradito o atteso.
Doveva essere molto raggiante un giovane che nel percorrere la fila per ricevere la Comunione, proseguiva indisturbato a comporre un messaggio sulla tastiera del suo cellulare (nuovo di zecca?), come se fosse in attesa di un autobus o fuori da un cinema prima dell'inizio di una proiezione...

11.12.14

Meraviglie naturali

In una fredda e piovosa mattina di dicembre, sul mare di Trapani si apre uno squarcio di cielo sereno e un magnifico arcobaleno prende forma dal nulla.
Un arco perfetto, una semicirconferenza dai colori brillanti e nitidi. E vuole restare lì a farsi ammirare, perché per oltre un quarto d'ora nulla muta.
Di fronte a simili miracoli non si può che restare in silenzio e farsi piccoli e umili.

18.9.14

Sicilianitá

La centrale dei taxi diffonde un messaggio a tutte le autovetture per avvisare gli autisti che un nuovo dispositivo autovelox è attivo in città.
Il messaggio recita pressappoco così: "Attenzione, su via xxx dopo l'incrocio con via yyy, rallentare e sorridere!".
Come si fa a non volere bene ai siciliani...

27.8.14

Di amore si può morire

Mi colpisce la storia di una persona che ho avuto l'occasione di incontrare dopo molti anni dall'ultima volta che ci eravamo parlati. Ci eravamo frequentati molto da bambini, trascorrendo numerosi pomeriggi estivi a giocare a pallone in una casa di campagna.
Un ragazzo di una famiglia contadina, di modi garbati ma vivace. Poi, crescendo, le strade si sono ovviamente divise ognuno assorbito dai rispettivi e differenti ritmi di lavoro e non più così liberi di dedicarci al calcio o alle esplorazioni della campagna in cerca di more.
Avevo saputo che si era sposato ma che come per molti, il matrimonio non aveva avuto una buona sorte. La moglie l'aveva lasciato e come un personaggio rurale di Verga, lui si era chiuso in se stesso, precipitando in una profonda depressione. Il tutto complicato da un problema di salute non banale, che l'aveva costretto ad un complesso intervento chirurgico ai polmoni. Quest'ultimo malessere l'aveva superato, ma non la depressione, che lentamente aveva finito per bruciargli letteralmente il cervello. 
Oggi rivedendolo quest'uomo mi appare totalmente inebetito. Mi incontra, ma non si ricorda di me. Farfuglia brevi parole incomprensibili. Sorride con lo sguardo perso nel vuoto, immerso in un mondo personale e claustrofobico. Le mie frasi cadono nel vuoto, nessuno dei dettagli che gli fornisco per aiutarlo a ricordarsi del nostro comune passato lo aiuta. Si allontana senza salutarmi. Poi si ferma poco più in lá, sfila di tasca il telefono e scorre la rubrica, forse in cerca del mio nome per poter colmare il vuoto nella sua memoria. Ma non ci siamo mai scambiati un numero di telefono, caro Gabriele...

20.8.14

Customer satisfaction

Capita che in pieno agosto tornando a pranzo dalla spiaggia, ci si ricordi che manca l'olio per cucinare.
Il caldo, la pigrizia, la maggiore vicinanza ci fa preferire un vecchio negozio di alimentari al moderno supermercato distante qualche isolato in più.
Così facendo ci sembra quasi di premiare l'onesta laboriositá di questi commercianti che resistono eroicamente alla spietata concorrenza della grande distribuzione.
Entriamo e ci rendiamo conto di avere poche persone in fila davanti a noi. Bene.
Al di lá del bancone due commessi servono i clienti. Alla cassa non c'è nessuno invece. Ciò ci fa supporre che i due commessi facciano anche funzioni di cassiere di volta in volta.
Potrebbe ancora andar bene. Se non che gli stessi lavoranti si rivelano di una lentezza esasperante, compiendo movimenti al rallentatore e lasciando presagire, vista la fila, un'attesa non accettabile con il caldo dell'ora di pranzo e con il desiderio di una doccia. Mentre dalla porta entrano altri ignari clienti, io mi tiro indietro ed esco dirigendomi immediatamente verso il supermercato.
Da lì, tempo due minuti di orologio, esco con la mia spesa e finanche rinfrescato dall'aria condizionata. Ancora due minuti e sono a casa.
Se il mondo è cambiato e tutto si muove ad una velocità maggiore, piaccia o non piaccia sopravviverá chi si adegua. Ed a fare la differenza sará sempre più la qualità del servizio al cliente.

13.8.14

Maledetto Williams!

Ancora una volta un grande attore hollywoodiano ci lascia in circostanze drammatiche.
Un suicidio che stride con l'ilarità dei molti personaggi interpretati da Robin Williams o con i loro valori simbolo del pensiero positivo americano.
Fa male questo suicidio, perché è espressione di un uomo ucciso da una vita privata dolorosa, fatta di droga, di alcolismo, di matrimoni falliti e di divorzi economicamente massacranti.
Fa male soprattutto perché è maturato nel silenzio della sua vita privata, alimentato dalle ansie di un oblio professionale, senza che nessuno di noi milioni di persone amanti dei suoi film lo  potessimo incoraggiare a vincere i suoi mali, facendogli sentire l'apprezzamento incondizionato che ci legava a lui.
Perché era un attore eccezionale. Poliedrico ed espressivo come pochi, e per questo ora causa di un vuoto incolmabile.

8.8.14

Conversazioni da treno

Ero seduto da circa un'ora in uno scompartimento di un treno. Quei treni che quarant'anni fa sfoggiavano l'appellativo di "Rapido" e oggi hanno dovuto ridimensionarsi ad un più modesto, nonché generico, "Intercity".
Divido lo scompartimento con altre cinque persone: una nonna con un nipotino, un giovane dai capelli lunghi sulle spalle e una barba ancora tenera, due uomini in vista dei sessant'anni. Tutti tacciono, il bambino è prossimo ad addormentarsi, mentre la donna legge accanto a lui.
Approfitto dell'inusuale calma per dedicarmi anche io alla lettura. Ma il mio proposito dura poco.
Malauguratamente il bambino riesce a reclinare il sedile, prolungandolo verso il sedile di fronte, dove si trova uno dei due sessantenni. La nonna porge subito  le sue scuse per l'ingombro che il nipote viene a creare davanti alle gambe dell'uomo ma lui gentilmente sminuisce tale circostanza. La scintilla è pero' ormai scattata: la conversazione decolla vivace. In un attimo vengo a conoscere dettagli personali dei tre, senza che peraltro nessuno ascolti assolutamente l'altro. Ciascuno sembra avere un grande bisogno di sfogare il suo quotidiano del momento, le motivazioni del viaggio, le preoccupazioni o i malesseri passeggeri.
Soltanto quando hanno concluso di mettersi a nudo i miei compagni di viaggio tornano a tacere soddisfatti.

30.5.14

Père Goriot

Il traffico di Roma mi ha offerto la possibilità di rileggere per la seconda volta, o meglio ascoltare su audiolibro, il bellissimo romanzo Papà Goriot di H. de Balzac.
Non è facilissimo abituarsi all'ascolto di un libro, i bambini sono forse più agevolati di noi, abituati dalle fiabe che vengono raccontate loro e non ancora del tutto succubi della nostra civiltà visiva. Ma giorno dopo giorno il mio sforzo di attenzione ha trovato ricompensa nell'immenso piacere che offrono le cesellate immagini create dal celebre autore francese.
Ricordo che il libro mi piacque enormemente quando lo lessi per la prima volta, e mi schiuse il mondo della Commedia Umana che in seguito avrei approfondito con altre opere mirabili. Oggi a distanza di anni, posso dire con certezza che si tratta del libro più bello in cui mi sia mai imbattuto. Denso di atmosfere, personalità, psicologie, costume, amore, amore paterno soprattutto.
Il Papà narrato da Balzac è un perdente, un uomo di altri tempi, troppo puro per il mondo moderno per restarci a lungo, un mondo dove "basta mettere un piede nel fango per trovarvisi immersi fino al collo".
L'amore del protagonista per le figlie è quanto di più profondo, viscerale ma imperfetto ci possa essere. Un padre che rinnega se stesso, che si addossa tutte le responsabilità dell'universo pur di lasciare immacolata la serenità delle due nobildonne e sottrarle "ad ogni tipo di giustizia, sia essa divina o umana".
E tutti i personaggi, dal loffio ma saggio Vautrin, a Madame Vauquet, alle nobili che ruotano attorno alle vicende del giovane ed ambizioso studente Rastignac, vengono fuori in modo vivido, toccante, facendoci provare il brivido di far parte noi stessi di una storia così vera, come se alloggiassimo con Goriot nella lurida pensione Vauquet, anche noi miseri ma reali personaggi del grande affresco balzachiano. 

21.5.14

Cari estinti

Sul muro perimetrale di un cimitero un nostalgico nipote verga a grossi caratteri: "ciao nonnetto!"

14.5.14

Il bidet questo sconosciuto

Resto sorpreso, ogniqualvolta mi trovi a visitare una città del Regno Unito, dall'assenza del bidet nella stanza da bagno di un albergo o di una casa privata.
Se posso capire che in epoche remote tale utile accessorio fosse una prerogativa di altri Paesi, mi sfugge il perché ancora oggi i britannici rifiutino di adeguare i loro standard igienici a quelli più evoluti in uso nella maggior parte delle nazioni civilizzate.
Si potrebbe obiettare che in Inghilterra o in Irlanda resiste anche l'altra strana abitudine di guidare sulla sinistra con il volante montato sulla destra del veicolo.
Ma da straniero mi viene più facile adeguarmi al diverso sistema di circolazione, che al bizzarro sistema igienico anglosassone.
Potrebbe ancora andare bene se tutti i bagni fossero dotati di una vasca con apposito flessibile per la doccia. Ma cosa succede nei casi in cui il proprietario dell'alloggio abbia deciso di adottare una cabina doccia e un getto fisso da parete ad altezza di due metri circa?
Se scrivo queste righe è perché tornando in questi giorni a Dublino, ho trovato alquanto scomode ed innaturali le contorsioni cui viene costretto uno straniero che desideri mantenere una certa igiene del corpo anche dopo aver espletato i suoi bisogni fisiologici più naturali.


27.2.14

Taxi in attesa

La città di Palermo e la Sicilia tutta sono servite dallo storico aeroporto di Punta Raisi, a ridosso di un magnifico scorcio di mare.
Frequentandolo spesso per lavoro, ho appreso che i taxi a disposizione presso l'uscita dell'aeroporto affrontano lunghissime attese prima di ricevere un cliente.
Basti pensare che, ad esempio, oggi alle 16 il primo taxi disponibile per un viaggiatore appena atterrato era in attesa da quasi 7 ore nell'apposita corsia.
Il traffico aereo che gravita su Punta Raisi non è certamente quello di Roma Fiumicino o Milano Linate (dove comunque l'attesa si posiziona intorno alle 3/4 ore), ma il dato è comunque indicativo dei tempi che corrono.

10.2.14

Di sera a Palermo

Ciò che ho trovato a Palermo e che scarseggia invece a Roma o a Milano è il coraggio di essere se stessi, umili e senza maschere.
E poi a Palermo capita che in febbraio faccia caldo, e che i grilli alla sera inizino a cantare.

4.1.14

Vecchi carcerati e nuove carceri

Di tanto in tanto si torna a parlare di indulti e scarcerazioni anticipate, quale possibile soluzione all'affollamento delle carceri italiane. Molte indagini evidenziano, infatti, lo stato disumano in cui i carcerati sono costretti a scontare la pena detentiva, ben al di là di ogni condizione umanamente tollerabile.
Carceri vecchie e spesso insufficienti a coprire la giurisdizione territoriale di competenza.
Ben più di rado si sente però parlare di piani di investimento pubblici per potenziare la rete infrastrutturale delle prigioni, come se ciò fosse meno prioritario rispetto alla costruzione di strade, scuole o ospedali.
Eppure, sarebbe anche un sistema per assorbire parte di manodopera proveniente dai flussi degli immigrati, i quali spesso vanno invece proprio ad incrementare la platea dei carcerati in conseguenza di crimini commessi sotto il cieco furore della fame e della disperazione.

16.12.13

Lei non sa chi sono io!

Una delle doti che va scomparendo nella nostra società e l'umiltà.
È sempre più difficile trovare persone che abbiano il coraggio di mostrarsi con i propri limiti o che rinuncino ad apparire vincenti e senza difetti.
Porsi con umiltà significa mostrarsi per quello che si è, senza maschere ed esibizionismi.
D'altra parte, ad un mondo che sempre più giudica sulla base delle apparenze, chi ha interesse a squalificarsi facendo un passo indietro?

15.8.13

Sassi in mare

Osservo mio figlio fare il bagno in mare. Con un paio di ampi occhiali da sub indosso, lancia lontano davanti a sé un  sasso dalla forma curiosa e si tuffa poi per cercarlo e recuperarlo.
Nella gioia di vivere dei bambini è celato il nocciolo della vita.

9.8.13

Strada regionale Pontina

La strada Pontina collega Roma a molte località del basso Lazio, risultando un’arteria molto trafficata da chi ha necessità di raggiungere le principali località di mare a sud di Roma (ad es. Torvaianica, Lavinio, Circeo, Terracina). Il risultato è che, soprattutto in estate, essa risulta di frequente congestionata dal traffico, costringendo innumerevoli famiglie e bambini a code estenuanti sotto il sole.
Ebbene, dopo decenni di questa situazione, ancora nessuna Giunta comunale o regionale ha saputo concretizzare un piano per riqualificare tale strada, che appare realmente abbandonata a se stessa. Ed anche i romani la affrontano ormai con comprensibile rassegnazione.
Ed alla notte poi, il suo tracciato risulta alquanto scomodo, essendo la strada molto stretta, con lunghi tratti senza corsia di emergenza e con un’illuminazione pressoché assente, cosicché il rischio di incidenti risulta altissimo (le statistiche sono evidenti in tal senso).
Ma nessuno dice o fa niente. Nessuno grida o scrive o si ribella. E riescono fuori i soliti luoghi comuni sulla malavita organizzata che presidierebbe il territorio, devastato da abusi edilizi e campi in stato di abbandono. Lì tutto si è fermato agli anni ’30.

2.8.13

Aiutate la nostra memoria

Con il passare degli anni, ci troviamo a dover gestire un crescente numero di password e codici segreti nell'espletamento delle nostre attività quotidiane, sempre più basate su sistemi automatizzati ad accesso protetto.
La tecnica che avevo adottato anni fa, di utilizzare sempre la stessa password così da ridurre lo sforzo mnemonico, è naufragata quando le menti perverse degli addetti alla sicurezza informatica hanno iniziato a sbizzarrirsi con i requisiti minimali che ciascuna password doveva rispettare. Hanno fatto la comparsa prima il numero dei caratteri, poi il tipo di carattere, quindi si sono aggiunti i caratteri speciali , in un crescendo di nonsense lessicali di ardua memorizzazione.
Arriva infine un momento della vita in cui la memoria inizia a vacillare e a metterci di fronte a ansiosi tentativi di accesso ad un portale, con la angosciante prospettiva di trovarci improvvisamente monchi dei nostri dati custoditi al sicuro del misterioso mondo dei server.
Ci sono argomenti banali (un altro e' quello degli spinotti dei caricabatterie che utilizziamo quotidianamente) sui quali sarebbe auspicabile un intervento legislativo volto a facilitarci la vita, già di per se' molto complicata.

30.7.13

La grande bellezza

L'ultimo film del regista Sorrentino colpisce. Esco dal cinema con questa impressione di sintesi, il che non vuol dire che mi sia incondizionatamente piaciuto.
Pero' è un'opera che si presta ad essere assimilata secondo diverse prospettive. Un percorso legato alla città di Roma, ma anche una più universale evoluzione involuzione della natura umana alle prese con il disfacimento della società e dei suoi valori, o ancora una riflessione caustica sulla perdita di spessore dell'arte nell'epoca edonistica moderna,  fino ad una lettura quasi religiosa che porta lo spettatore a riflettere sul senso dell'esistenza e sulla morte.
Il personaggio dello scrittore in crisi creativa, interpretato da un gigantesco Toni Servillo, è il cicerone che ci guida in questo intreccio di strade a tratti quasi infernali nella corruzione morale che le contraddistingue. Mentre seguiamo il suo vivacchiare di festa in festa succube del desiderio di mondanità e di visibilità che lo ha portato a Roma, ci imbattiamo in una galleria di personaggi che lui stesso definisce il "niente", ma che al pari di Flaubert, esplora senza successo in cerca di sprazzi di verità assoluta su cui scrivere, in cerca appunto della grande bellezza.
La miriade di spunti, di scorci affascinanti di Roma, di soluzioni cinematografiche e di soggetti felliniani (un omaggio al suo "Roma"?), ci trasporta per due ore e mezzo in un mondo che ci sembra surreale, ma che a guardar bene è il quotidiano che ci avvolge quando usciamo di casa.
Sorrentino esagera forse con la ricerca del nudo a tutti i costi, con una lettura del potere ecclesiastico troppo tagliata con l'accetta, con un suo poco celato snobismo registico, con un "macchiettismo" cui manca il senso della misura di Fellini. Se fosse risultato più asciutto, meno denso di stereotipi, il film poteva essere un capolavoro. Non lo è, ma obbliga a riflettere e questo è già molto.

25.7.13

L'Hiroito di Sokurov

Non sono un critico cinematografico. Non mi interessa esserlo. Amo molti film che sono classificati come spazzatura dagli esperti e faccio fatica ad apprezzarne altri, che godono invece di un plauso pressoché generale. Il mio metro di giudizio è legato essenzialmente alle emozioni che mi produce una visione e all’originalità della trama o più semplicemente del soggetto.
Spulciando qualche recensione del film “Il Sole” del russo Sokurov, mi imbatto in pareri contrastanti. Almeno stavolta sarò d’accordo con qualche critico..!
Il film racconta (mai termine potrebbe essere più appropriato) la resa dell’imperatore Hirohito alla potenza americana nella seconda metà degli anni ’40, quando gli USA si opposero con forza imponente alle malefatte del fascismo, del nazismo e, appunto, del “divino” impero giapponese.
Il personaggio di Hirohito, verosimile o meno che sia, è magistralmente raccontato dal regista, che dipinge la crisi umana e di identità di un uomo abituato ad essere trattato come un Sole ma sempre più consapevole dei suoi limiti umani. Il dio lascia spazio all’uomo, con i suoi tic, i suoi acciacchi di salute, i suoi hobby, la sua mitezza. I dialoghi con il comandante delle forze statunitensi sono molto emozionanti in questo senso. Ciascuno dei due commosso dalla statura dell’altro e comprensivo verso i difetti dell’altro.
Un film noioso? Forse. Un film poco veritiero? Forse. Un film snob? Forse. Però certamente un film che riesce ad entrare nella grandezza della natura umana e che allo stesso tempo ne coglie tutte le fragilità. Un film sulla dignità. Lo rivedrò spesso, penso.

23.7.13

Il pavone di San Pietroburgo

San Pietroburgo è indubbiamente una città affascinante, ricca di opere d'arte e luoghi da non perdere.
Personalmente, conservo il ricordo di qualcosa di inaspettato, scoperto all'interno del museo Hermitage, famoso per le innumerevoli collezioni di oggetti preziosi, quadri, reperti storici, arredi del periodo degli zar, etc.
In una delle sue splendide sale - resa scintillante da una miriade di lampadari dorati e sulla quale affaccia un grazioso giardino pensile - trova posto all'interno di una bacheca, anch'essa dorata, un sofisticato orologio meccanico.
Si tratta di un complesso interamente in oro che raffigura in grandezza naturale un pavone svettante in cima ad una pianta, con animaletti vari e funghi che ornano il terreno e i rami. Le ore sono leggibili all'interno di un fungo, i minuti ed i secondi vengono scanditi dal corpo di una libellula.
Grazie ad un preziosissimo meccanismo, al momento dello scandire delle ore, l'orologio prende vita con movimenti fluidi e delicati, svelando allo spettatore la celebre coda aperta dell'uccello, il movimento sinuoso del suo collo ed un'agile rotazione a 360 gradi per farsi ammirare. Tutto ciò lo scopriamo soltanto da un video posto accanto all'opera, perchè l'unica esibizione "dal vivo" ha purtroppo cadenza mensile e per pochi fortunati.
Eppure, è impossibile restare indifferenti di fronte a tale incanto. Oserei dire che al di là della perfezione tecnica, emoziona soprattutto immaginare la passione dell'autore nell'ideazione e realizzazione di una simile ed inimitabile opera.
Già questo, da solo, meriterebbe un viaggio nella città russa. 

5.7.13

Fiori nel buio

Una pianta in fiore illuminata da un lampione, fa nascere una seconda primavera nella notte.

28.6.13

Rinascite

Con il cuore semplificato, tocco il germe della felicità, è in boccio. E qualunque dolore possa aver provato prima muore semplicemente dentro di me.

(J. Bolton)

24.6.13

Lo zoo d'Abruzzo

In Abruzzo, non distante da Pescara, si trova un piccolo zoo che merita una visita.
Nonostante la brochure pubblicitaria lo presenti con tratti analoghi a quelli di molti parchi divertimenti, una volta sul posto colpisce subito la sua dimensione artigianale e a carattere familiare. I proprietari, una folta famiglia proveniente dall'est europeo, hanno raccolto in un appezzamento con pochi alberi, un discreto numero di animali che esibiscono orgogliosamente. Il tutto corredato da semplici svaghi per i bambini e da un "self service" che ricorda piuttosto un furgone alle feste di paese.
Soprattutto, la visita a questo zoo è inframezzata da piccoli spettacoli con gli animali, che vengono mostrati in onesti numeri di addestramento circense. Gli splendidi cavalli arabi o le simpatiche foche od ancora i fantastici numeri con gli elefanti, lasciano un sapore di vero, di antico, che colpisce bambini ed adulti.
Alla fine la giornata scorre veloce e andando via, resta la piacevole sensazione di portar via con se' un frammento di ricordi d'infanzia.

22.6.13

La società perfetta del camping

Tornando ad alloggiare in un campeggio dopo quasi trent'anni, mi accorgo che tale forma di aggregazione sociale ha tenuto molto meglio di tante altre.
La' dove è ormai tangibile un disfacimento di regole e valori, dalle città, al mondo degli affari, persino alle famiglie, il camping si propone invece come una realtà dove regole di comportamento scritte e non, trovano ancora un significato reale.
Il rispetto del prossimo, del vicino di "casa", degli orari di silenzio, dell'uso dei servizi comuni, dei bagni, delle docce, della pulizia, qui sono ancora valori veri che si è tenuti a rispettare. In campeggio si vive realmente gli uni a contatto degli altri e si sente di doverlo fare osservando le dovute regole per non subire le critiche di chi ci sta vicino. Non ci si può confondere e mimetizzare come la grande città ci permette di fare.
E il campeggio è governato da una Direzione che dirige, che sovrintende alle maestranze, che amministra le risorse con l'oculatezza del buon padre di famiglia ma con il vigore e la fermezza di un comandante di altri tempi. Tutto fila alla perfezione, in un ingranaggio in cui i "cittadini" hanno chiare le regole e non vi si sottraggono con ignobile furbizia.
Una comunità elementare dove si vive a stretto contatto, anche igienico, ma che restituisce il più alto significato al concetto di prossimo e di rispetto.
Andrebbe studiato, il campeggio. Andrebbe frequentato almeno qualche volta nella vita. Andrebbe imitato, andrebbe ammirato.

10.6.13

L'ecologia della coscienza

Mi è capitato di ricevere una email con la quale mi veniva proposto di partecipare ad un'indagine statistica in tema di rispetto dell'ambiente.
Come incentivo alla compilazione veniva prospettato un certo numero di pernottamenti presso un hotel a scelta fra vari. Ovviamente solo alla fine della compilazione sono venuto a scoprire spese obbligatoriamente da sostenere per i pasti e per il recapito del voucher.
Premetto che capisco il valore dei temi collegati alla tutela ambientale e che ammetto una mia grave indolenza al riguardo.
Tuttavia mi chiedo perché mai analoghe indagini o campagne culturali non vengano portate avanti con analoga insistenza per promuovere valori come l'onestà e  il rispetto del prossimo, valori che se adottati consentirebbero un grande salto di qualità alle nostre esistenze.
Mi deprime invece concentrarmi su un nobile questionario di ecologia, che mi viene proposto da qualcuno che mostra così poco rispetto per la mia natura di essere umano. Valgo meno di un albero?

31.5.13

Il paese Earth

Sono sempre stato molto critico verso le forme di aggregazione socio-economico o geografiche ispirate da dimensioni ristrette e riduttive. La famiglia, la città, finanche il quartiere, il Paese. Mi sta stretto sentirmi definito in quanto parte di un raggruppamento socio-organizzativo di persone (senza sfiorare ovviamente in questa sede, l’aspetto affettivo ed emotivo, che ovviamente caratterizza e dà estremo valore ad un legame familiare).
Parlo invece della dimensione puramente di organizzazione sociale, che fa sì che ogni essere umano tenda a sentirsi quasi paladino del raggruppamento cui appartiene. Quante volte difendiamo con i denti privilegi di cui può disporre il nostro nucleo familiare e non ci curiamo di un disagio presente invece in un altro nucleo? O ancora, con quanto accanimento e patriottismo (che vecchiume etimologico...!) difendiamo con veemenza usi e comportamenti del nostro Paese, criticando e quasi osteggiando quelli di una nazione “rivale”? Od ancora, non è forse costume che gli abitanti di un quartiere ne elogino i pregi magari sminuendone i difetti, ed allo stesso tempo si scaglino contro altri quartieri in possesso di caratteristiche sociali o culturali diverse?
Mi sembra invece che sia molto meno diffuso l’orgoglio di essere abitanti della terra, lo sforzo di difendere con tenacia il progresso civile che l’uomo ha perseguito nel mondo, il coraggio di vedere se stessi nell'altro. Con campanilismo quasi calcistico, i Paesi si confrontano e si osteggiano a livello politico, incapaci di trovare una sintesi nell'interesse della collettività tutta. Ugualmente, gli uomini danno il meglio di se stessi all’interno della propria casa (e non sempre...) e poi si proiettano nel mondo esterno con un’avversità viscerale verso gli altri simili. O penso all’obsolescenza dei confini geografici, delle dogane. Al razzismo di una città del nord verso una del Sud o viceversa.
E se tutto saltasse, se si potesse passare dall’Italia all’Austria senza avere alcuna visibilità di un'insegna che sancisca tale passaggio? E se l’Italia e l’Austria cambiassero nome e, magari insieme agli altri Stati, ne adottassero uno comune (che so, world, earth o simili). Allora verrebbero eletti organismi politici transnazionali. Le zone a minore ricchezza di risorse troverebbero fondi per lo sviluppo nelle economie più fortunate. Le razze si integrerebbero più facilmente. In ognuno di noi ci sarebbe l’orgoglio di sentire nostri tanto il monte Everest che le cascate del Niagara, la foce del Nilo e, perchè no, i suggestivi cieli dei Poli.
Una grande, enorme utopia la mia, che mi aiuta però a pensare che se soltanto l’uomo lo volesse, potrebbe sentirsi molto ma molto più libero e felice.

25.5.13

La guerra degli U2


Ricordo il 1983 non solo come l'anno in cui ho raggiunto la maggiore età, ma anche quello in cui è stato pubblicato dalla rock band U2 il disco "War".
A riascoltarlo oggi, mostra ancora integra la sua potenza innovativa, la sua creatività, il giusto compromesso fra liricità e impatto commerciale. Una sequenza di pezzi che alterna brani poi entrati nella storia del rock (Sunday Bloody Sunday, New Year's Day, su tutti) ad altri la cui freschezza stupisce ancora oggi dopo trent'anni (Like a Song, Surrender).
Un disco che va riascoltato sempre. Un gioiello per guardare avanti.

22.5.13

Angeli armeni


Sto leggendo "I quaranta giorni del Mussa Dagh" di F. Werfel. Una corposa ricostruzione epica e romanzata di un episodio di resistenza armena contro le iniziative di deportazione e sterminio avviate dal governo turco nel 1915. Ne trascrivo un passaggio:

Ci sono due sorta di uomini. Gli uni sono gli animali umani, miliardi! Gli altri, gli angeli umani, saranno mille, o nel migliore dei casi diecimila.
Agli animali umani appartengono anche i grandi del mondo, i re, i politici, i ministri, i generali, i pascià, così come i contadini, gli artigiani, gli operai. [...] Hanno in mille forme una sola occupazione: fabbricare fango! Perché la politica, l’industria, l’agricoltura, l’arte militare, tutto questo è forse altro che fabbricazione di fango, per quanto essa possa essere necessaria? Se tu togli il fango all’animale umano, nella sua anima rimane la cosa più terribile, la noia. Egli non regge più con se stesso. E da questa noia viene tutto il male, l’odio politico e la carneficina.
Negli angeli umani invece vive l’entusiasmo! [...] L’entusiasmo degli angeli umani è la stessa cosa che il cantico degli angeli veri [...]. Ci sono angeli umani che tradiscono se stessi, che vengono meno a se stessi. Ma per questi non c’è misericordia, non c’è grazia. Ogni ora si vendica su di loro…

17.5.13

I nostri limiti

Là dove incontriamo una resistenza invalicabile a procedere nei nostri intenti, è là che difetta la nostra volontà ed inizia la nostra debolezza e finanche la nostra vecchiaia.

15.5.13

Modi di viversi

Viviamo stritolati dall'egocentrismo del prossimo, che ci sottrae l'effetto benefico di cui potremmo invece godere se ciascuno di noi vivesse con interesse reale per l'altro.
Quindi, si tratta di una lotta continua per difendere i nostri spazi, i nostri valori, il nostro modo di essere da quello che gli altri cercano a loro volta di far prevalere o di imporre.
Vincono, allora, coloro che risultano più spregiudicati, arroganti, prevaricatori, superficiali, perché non incontrano limiti nel loro temperamento per condurre in porto vittoriosi questa battaglia.
Ben più faticosa è invece la condotta per chi si attiene alle regole antiche dell'onore e della dignità del proprio vivere.

7.5.13

Lo sport fa bene

Su un aereo, osservo un passeggero che si dedica alla lettura di un quotidiano sportivo. Penso che perdersi un’ora fra tante notizie di limitato impatto esistenziale, giovi al benessere personale più di quanto si possa credere.

3.5.13

Romana vita mondana

Mentre percorro una strada romana in un tiepido pomeriggio di inizio primavera, capto una conversazione telefonica di una passante che sta proponendo al fidanzato/marito di partecipare insieme ad un aperitivo serale a Fregene (modaiola località balneare, prossima alla Capitale), al quale è stata invitata poco prima da un'amica.
Tiro avanti inorridito da tanta necessità di omologazione.

Castelli

Tolse la tovaglia cerata che proteggeva il tavolo di legno. Una piccola piega poteva essere insidiosa per l’equilibrio strutturale. La mamma sarebbe tornata entro un’ora, gli aveva detto, e lui aveva deciso di approfittarne per erigere il più alto castello di carte da gioco che fosse mai stato realizzato.
Entrò nella sala da pranzo e da un antico cassettone estrasse quattro mazzi di carte. Erano quelle dei grandi, rosse e nere, consunte dalle interminabili partite serali dei genitori con gli amici. Meglio se un po’ rovinate: i bordi ispessiti ne avrebbero migliorato la stabilità. Tornò in cucina e si mise all’opera.
Disponendo le carte l’una perpendicolarmente all’altra, la struttura iniziò a prendere forma. Quando aveva visitato Parigi con i suoi genitori, la Tour Eiffel lo aveva particolarmente affascinato e in seguito ne aveva spesso immaginato i lavori di costruzione, che pezzo dopo pezzo, avevano dato forma ad un’arcata, a un piano, ad un fregio. E aveva sorriso al pensiero dello stupore dei visitatori che avevano potuto festeggiarne l’inaugurazione.
Le carte si appoggiavano le une alle altre. Paretine verticali inframezzate da montanti obliqui e da coperture simmetriche. Le piccole mani si muovevano con sapiente prudenza, appoggiando ogni carta con la leggerezza del posarsi di una farfalla su un fiore.
Un piano, due piani, tre piani. Arrivò un momento che la torre era troppo alta per lui. Con difficoltà avrebbe potuto aggiungere ulteriori piani. Salì allora su una sedia per una prospettiva da adulto. Ebbe così la possibilità di aggiungere altri quattro livelli. Spesso tratteneva il respiro quando una carta scivolava dalla sua posizione originaria, e trasaliva per la paura che ne urtasse un’altra a sua volta portante, rischiando di far venir giù tutto in un fragoroso crollo.
Infine completò l’opera, posizionando due carte appoggiate in verticale, l’una contro l’atra, a formare un tetto. Tutto sembrava reggere. Con delicatezza scese dalla sedia e l’allontanò dal tavolo spostandola nei pressi della finestra. Poi vi si sedette, rimanendo qualche minuto fermo in silenzio ad ammirare la sua opera, la sua Tour.
Fu la mamma che tornando a casa, nello spalancare la porta al vigore di una giornata ventosa, causò un improvviso turbinio di picche e fiori, di regine e di fanti, scatenando il più frusciante e colorato dei crolli. In un attimo la torre trasmutò in un variopinto tappeto plastificato, mentre il bambino assisteva attonito al nuovo panorama. Non ascoltò le scuse accorate della donna, ma si chinò in terra con pacata rassegnazione e, una volta ricostituiti i mazzi, riprese a posizionare con delicatezza e pazienza le carte secondo un criterio già sperimentato.

23.4.13

Un vetro specchiato

Un vetro, specchiato da un lato, divide gli adulti che vedono e faticano a fantasticare, da quello dei bambini che, non ancora in grado di vedere, restano immersi nei loro sogni fragili e tessuti di puro.

22.4.13

Perdonate l'idealismo

E' tangibile la sensazione di vivere in un mondo che anno dopo anno si fa sempre più complesso, più difficile nei suoi meccanismi di sopravvivenza, e nel quale si diffondono in modo incontrollato comportamenti devianti, criminosi, immorali. Dove la sete di denaro e di successo personale sempre più forza l'uomo a scegliere strade al limite della legalità o impervie sul piano della rispettabilità.
Con slancio idealistico bramiamo un ritorno alla semplicità. Il desiderio di recuperare piena fiducia nello Stato, nei politici, nelle persone, nel prossimo. Un infantile bisogno di tornare alle origini della società, di riscoprire l'umiltà, la semplicità, la riservatezza, i toni misurati e i modi raffinati ma non più edulcorati dal lusso dell'avere tutto e troppo. 
Ci vorrebbero folle di esseri illuminati, che con il loro esempio ci riportassero a cercare noi stessi dentro l'altro. Che si nutrissero di fertile idealismo e che dispensassero parole solide come pietre miliari, su cui far camminare la gente, mai così smarrita come oggi.

16.4.13

Le comunità virtuali (o "social network")

Mi spiace ma non riesco ad appassionarmi ai social network.
Chi li vuole elevare a segni del progresso, sostiene che essi, in quanto comunità virtuali, favoriscano una veloce ed efficiente comunicazione (giornalistica, sociologica, culturale in genere).
Ma sfido chiunque a trovare, in un gruppo di cento utenti, più di quanti ne contino due mani che siano interessati ad un uso intelligente dello strumento.
Invece, l’uso che ne facciamo è per raccontare i micro fatti insulsi della nostra vita. Ci esibiamo in esternazioni finalizzate soprattutto a farci risultare il più possibile simpatici, originali, divertenti, arguti, spiritosi, provocatori, originali, e via dicendo. Ci mettiamo in mostra nel tentativo di sentirci vivi e parte del giro “giusto” (cool, direbbero gli inglesi). L’umano bisogno di sentirsi “vincenti”.
Posso riconoscere che siano meccanismi di comunicazione che esercitano una forte attrazione sugli adolescenti, perché, per quanto pericolose e distorte, costituiscono forme di consolidamento della propria personalità sociale, di cui a quell’età si sente tremendamente bisogno.
Ma poi gli adolescenti crescono, ed eppure i trentenni, i quarantenni, ma anche gli ultracinquantenni, non resistono al brivido del palcoscenico virtuale: un palcoscenico però che affaccia sulla platea del nulla assoluto, dove il pubblico siamo noi stessi, a rotazione, che ci alterniamo nel ruolo di attore e spettatore, recitando un copione di nessun interesse e di assoluta vacuità.
Dietro tutto, la paura di essere ignorati, la preoccupazione di non esserci, di non suscitare altrimenti la migliore immagine di noi stessi. Perché dal vivo recitare è molto più difficile. Perché a voce tutto si sgonfia come un soufflè. Perché, se non abbiamo il conforto di chi ci invia un “I Like” o ci “tagga”, ci sembra di non esistere, anonimi come rischiamo di essere nelle nostre routine esistenziali di banali esseri normali.
Mi spiace. Piuttosto, amo molto le email, amo le lettere, amo soprattutto le conversazioni che si srotolano pigramente e con sincerità, davanti ad un the, ad un caminetto, ad un tramonto marino. Queste cose invece le amo.

21.3.13

Le vere rivoluzioni

Il neoeletto Papa Francesco esorta i fedeli a non aver paura della tenerezza e a considerare il servizio la vera ricchezza.
Poche parole che valgono molto di più di tante presunte rivoluzioni o di tanti falsi profeti.

12.3.13

La passione di scrivere

Mi imbatto in una frase di Kafka, che è emblematica della sua passione per lo scrivere e della difficoltà di trovare il tempo per farlo:

Tutto dentro di me è pronto per un lavoro poetico che per me sarebbe una soluzione divina e il vero modo di acquistar vita, mentre per colpa di una pratica così miserabile devo privare di un pezzo di carne un corpo capace di tanta felicità.

(Franza Kafka, Diari)

4.3.13

Il freno a mano

Mise in moto la macchina, ingrano' la marcia e premette il pedale dell'acceleratore. L'automobile fece per partire, accennando ad uno slancio in avanti. Ma resto' impuntata sul terreno come se un pugno di uomini la stesse trattenendo dal parafango.
Quando infine l'uomo si accorse dell'errore, abbassò subito la leva del freno a mano e l'autovettura sobbalzo' in avanti, per poi avviarsi con fluidità lungo la strada asfaltata. Da li', percorse chilometri e chilometri, fendendo silenziosamente l'aria e recando grande soddisfazione al guidatore.

25.2.13

Il karaoke di Bill Murray


"Lost in translation" è stato un ottimo film di Sofia Coppola, anno  2003. Ogni volta che lo rivedo mi lascia la stessa sensazione di freschezza e originalità della prima volta.
Ogni volta mi lascio emozionare dall'acerba storia d'amore fra i due protagonisti. Ed ogni volta mi commuove la scena del karaoke, in cui Bill Murray, stordito dal sonno e dall'alcol, canta con voce sbiascicata "More than this" (di Brian Ferry) ad una Scarlett Johansson ormai sedotta da lui.

22.2.13

Mode lessicali

E’ interessante come anche nel lessico che utilizziamo quotidianamente, tendano a trovare spazio modi di dire passeggeri e legati a vere e proprie mode. Mi vengono alla mente alcuni esempi.
C’è stato un periodo in cui ci piaceva molto inserire nei discorsi qualche parola, magari estranea rispetto al contesto di un discorso, accompagnandola con l’indice e medio delle due mani, a significare che quella parola la si diceva tra virgolette… Tutti all’improvviso usavano le virgolette a getto continuo.
Oppure, tempo fa, per spiegare che un certo comportamento lo sentivamo o non lo sentivamo nostro, avevamo preso l’usanza di dire che era o non era “nelle nostre corde”, ciò facendoci sentire quasi artisti nelle nostre inclinazioni.
Oggi, mi capita spesso di sentire l’intercalare “lasciami dire” o “fammi dire”, per precisare che quello che stiamo dicendo sappiamo essere improprio o non totalmente corretto, ma che chiediamo che ci venga eccezionalmente passato.
Sembrerà strano, ma è come al ristorante, quando nei menù si diffusero via via piatti tipo il tirami su, la panna cotta, i pomodori pachino e la mozzarella di bufala, o il tortino al cioccolato con l’interno fondente.
Che strani esseri viventi che siamo..! Quanto c’è ancora di animalesco in noi nel volerci sempre riconoscere all'interno di un branco.



12.2.13

Papa Ratzinger come Celestino V

Con un colpo di scena degno del miglior cinema, Papa Ratzinger ha rimesso il suo mandato a far tempo dal 28 febbraio.
Non è facile fare un commento su un simile gesto; non dopo un pontificato come quello di Papa Wojtyla il cui epilogo ha raggiunto vette tipiche di un vero e proprio martirio per la causa, e dove il sostenere il peso della Croce ha assunto un significato di eccezionale profondità.
Se la si guarda da questo punto di vista, la decisione di Benedetto XVI appare poco condivisibile e segno di arrendevolezza di fronte ai segni profondi e dolorosi che su noi tutti porta l'incedere dell'età. Noi che peraltro alla più tenera età di 65 anni, spesso andiamo incontro al pensionamento con sincero sollievo. Vero è che un Papa dovrebbe essere espressione della massima dedizione alla missione salvifica attribuitagli dal collegio dei Cardinali. Ed allora il dubbio viene, è umano che venga.
Ma proprio nella sfera umana risiede la potenza rivoluzionaria di questo gesto, che offre al mondo intero e allo stesso Dio il segno della grandezza della debolezza umana. Il segno che nel progetto divino, la debolezza umana sia una componente integrante della sfera dell'esistenza tutta.
Papa Ratzinger ha accettato i suoi limiti, ha fatto un passo indietro. E forse in mezzo a tante omelie astratte e fondate su principi teologici di ardua comprensione, questo gesto da uomo è un bellissimo esempio di come nella vita anche un passo indietro possa avere una sua intrinseca e potente nobiltà. Un folgorante esempio di umiltà e di rifiuto del voler essere sempre i primi, invincibili, bramosi di potere e visibilità.

1.2.13

Cercasi idee

Se ne parla e se ne scrive molto, ma forse non sufficientemente: la disoccupazione giovanile è un problema serissimo, concreto ma forse ancora preso sottogamba. L’economia ristagna, permane un profondo stato di crisi economica, dei consumi e degli investimenti. Le aziende non assumono e concentrano i propri sforzi sul taglio dei costi e sull’espulsione dei dipendenti prossimi alla pensione. Questi ultimi, a loro volta, vengono disincentivati a lasciare il lavoro da una legislazione che si preoccupa di attenuare l’onere effettivamente spropositato delle prestazioni sociali a carico della Previdenza pubblica.
Il problema è molto complesso e molte sono le variabili sui cui occorrerebbe agire (ad es. massimizzare lo sforzo finanziario dello Stato verso iniziative che portino nuova occupazione; recuperare ingenti sacche di evasione fiscale e di false pensioni per recuperare fondi; agevolare le imprese che decidano di sviluppare nuovi segmenti produttivi in grado di assorbire forza lavoro, etc.). Mi limito ad osservare però come, pur in un quadro così cupo, non si respiri un’aria da emergenza nazionale, per effetto della quale tutte, dicasi tutte, le forze politiche e sociali, si impegnino su un programma straordinario super partes che produca idee innovative nel'unico interesse dei giovani.
C’è bisogno di idee per rilanciare i consumi e quindi gli investimenti delle imprese, idee per creare nuovi servizi a valore aggiunto da sviluppare su scala industriale, idee per sfruttare al massimo settori apparentemente solidi (turismo, moda, wellness, tecnologie innovative e altro ancora). Idee, idee, idee. Serve un gigantesco brainstorming che produca idee che facciano gradualmente ripartire lo sviluppo e con esso l’occupazione. Siamo un Paese che non pensa più, che si è adagiato su un benessere costruito negli scorsi decenni e che ora disperde risorse, energie mentali e politiche in sterili discussioni e lotte di potere.
Ed intanto vediamo con timore i nostri figli crescere troppo velocemente, andando incontro ad un mondo del lavoro che non è assolutamente pronto per accoglierli.

24.1.13

La colazione in albergo

Per lavoro mi capita con molta frequenza di consumare un pasto in un ristorante senza compagnia.
Eppure non ho mai provato il disagio che avverto al mattino nelle sale colazione degli alberghi.
La colazione è infatti un momento molto intimo, in cui trasportiamo gli effetti di un duro risveglio, l'abbigliamento informale ancora casalingo, lo sguardo nudo di chi non ha ancora indossato la maschera pubblica della giornata lavorativa.
Fare colazione in pubblico è come sbirciare qualcuno che dentro un bagno si lava le ascelle o si passa il filo interdentale. Terribile.

Amarsi

Il segreto della solidità di una coppia non e' soltanto nella comunanza degli interessi o nell'intesa su un piano istintivo, quanto soprattutto nella capacità di ciascuno dei due di sviluppare un affetto profondo, quasi di innamoramento, verso i punti deboli dell'altro.
La solita regola del trasformare una criticità in un'opportunita'.

18.1.13

Il valore di un uomo

Il valore di un uomo si misura dalle poche cose che crea, non dai molti beni che accumula.
(K. Gibran)

17.1.13

In camera oscura

Da ragazzo avevo imparato a sviluppare le pellicole fotografiche in bianco e nero e a stampare le immagini contenute in esse. In epoca di fotografie digitali e di microchip, i vecchi rullini in gelatina fanno quasi tenerezza al pensiero. Eppure, quei giorni non sono lontanissimi nel tempo.
Mi impadronivo del bagno padronale di casa oscurando la finestra con un pesantissimo plaid scozzese, che in agosto metteva quasi orrore a maneggiarsi. Avevo una lampadina rossa attaccata all’estremità di un filo, che irradiava una luce debolissima e per certi versi un po’ ambigua. Mi muovevo nella stanza respirando quell’atmosfera onirica che sentivo soltanto mia. Le bacinelle da sistemare allineate secondo la sequenza prevista dai bagni acidi di sviluppo, risciacquo e fissaggio. L’orologio collocato in modo visibile, per non perdere il fondamentale conteggio dei secondi. L’ingranditore per le stampe, collocato precariamente sulla tavoletta della tazza.
Ben presto nel bagno si diffondeva l’odore penetrante delle soluzioni, che andava a mescolarsi con l’aria calda e via via più viziata. Erano ore magiche, che volavano via in un niente. Le immagini si svelavano sul negativo, arrotolato all’interno di un cilindro nero impermeabile alla luce. E quando, allo scadere del tempo, ne estraevo il prezioso rotolino brunito, era irresistibile la voglia di scorgere controluce il risultato sfidando il pallido rossore che regnava nella stanza. Così come altrettanto affascinante era scorgere l’immagine che di secondo in secondo si formava sulla carta porosa immersa nella bacinella. Sollevandola con le grosse pinze dall’estremità gommosa, ero un’ostetrica che estraeva il neonato dal grembo della madre.
Emozioni che terrò con me per sempre. La quintessenza della gioia di vivere, che mai come a quell’età è così pura, profonda, gratificante.

16.1.13

La bella brigata


Rivisto, dopo moltissimi anni, un vecchio film francese dal titolo "La bella brigata", con Jean Gabin.
L'avventura di una cooperativa di spiantati che, vincendo un'ingente somma ad una lotteria, si lanciano in un progetto collettivo per l'apertura della trattoria Chez Nous.
Al pari di allora, ne sono uscito come dopo aver respirato a pieni polmoni una boccata di aria montana. Se non ci sofferma sull'ovvio anacronismo dei dialoghi o sulla ingenua caratterizzazione dei personaggi (il film risale al 1936 o giù di lì), la freschezza del tema e il fortissimo motivo sociale fanno riflettere su quanto il cinema abbia via via perso, con il passare dei decenni, in termini di poesia, semplicità e incisività. Un bellissimo e piacevole film, insomma.

15.1.13

Lotta per la sopravvivenza

Ci sono fatti della vita che possono improvvisamente modificare consolidate prospettive e abitudini, proiettandoci per sempre in una nuova realtà dove tutto appare da ricostruire.
Cambiano le gerarchie dei problemi e quelle di sogni ed obiettivi. Una solida angolazione di visuale è perduta per sempre, e ci mettiamo in cammino in cerca di un nuovo poggio dal quale provare a ritrovare i punti di riferimento sull’orizzonte.
Ma quello che prima era a destra ora lo scorgiamo a sinistra, dietro un’irta montagna. E quello che era davanti a noi si è misteriosamente posizionato alle nostre spalle, sì che soltanto torcendo il busto riusciamo a percepirne la presenza. Il basamento su cui fino a poco prima avevamo appoggiato sicuri la nostra persona, ci sembra di ricordarlo più basso, come se ora la nuova angolazione, per quanto per noi inusuale, fosse ad una quota superiore e la vista da lì più spaziosa.
E se cambiano anche gli obiettivi e le priorità è perché all'improvviso ci troviamo a dover pensare a noi stessi in un’ottica cui non eravamo abituati, quasi di atavico ritorno alle origini e di lotta per la sopravvivenza. Uomini primordiali che non hanno ancora spazio nella mente per dedicarsi ai frettolosi graffiti decorativi sulle pareti delle caverne, in quanto ansiosi di trovare sufficienti ciocchi da ardere e carne da cucinare.
Ed allora, in questa fase, credo che la cosa più saggia sia percorrere con cautela la foresta in cerca di buona legna asciutta da portare indietro con sé presso la dimora, per poi tornar fuori a scoprire pazientemente dove avranno deciso di ripararsi dal freddo belve e selvaggina, per dar loro la caccia.

3.1.13

Pudore o indifferenza?

C'è un filo molto sottile a separare la pudica ritrosia che abbiamo ad invadere la sfera personale dell'interiorità degli altri, e una istintiva indifferenza o pigrizia nel farlo.  

25.12.12

La città del silenzio

C'è qualcosa di primordiale nell'istinto che porta l'uomo davanti alla tomba di un caro che non c'è più.
Una tomba è una porta che ci schiude la via verso l'ignoto, l'aldilà. È la parte più terrena dell'ultraterreno. Qualcosa che era parte di noi e che è passato ad essere parte dell'infinito.
Davanti a questo mistero ci zittiamo. Siamo impotenti, le tecnologie non ci assistono, il denaro non ha utilità alcuna, le nostre sicurezze vengono meno.
I volti che ci osservano dalle fotografie incastonate nella pietra marmorea diventano improvvisamente angelici. Occhi che hanno visto e che ci raccontano. Sguardi che ci rassicurano e ci consolano. E noi ci affidiamo ad essi, forse più di quanto facessimo quando erano in vita.
Dai tempi degli antichi, dalle origini delle religioni, il culto dei morti riveste un ruolo importante nel comportamento degli uomini, trasformando in silenzio l'affanno rumoroso di chi cerca di sopravvivere.
Ancora oggi lo stesso silenzio ci coglie all'improvviso quando varchiamo un portale di un cimitero, lasciandoci alle spalle l'assordante rumore della città e del nostro travaglio quotidiano.
E loro sono li', a dare un senso a tutta la nostra esistenza, dopo averla procreata.

30.11.12

Palestina: Europa 1 - U.S.A. 0

Da stanotte la Palestina è " stato non membro osservatore" dell'O.N.U.
Un plebiscito, con i soli voti contrari di Israele e Stati Uniti.
L'Italia e l'orgoglioso Governo Monti si schierano a favore.
Un evento simbolico e forse importantissimo verso il riconoscimento politico dello Stato palestinese.

24.11.12

Fa paura il mare d'inverno?

Le località di mare quando è inverno cambiano nettamente aspetto.
Sono spoglie del contorno che l'estate dà loro, quando le riveste di caldo, di sole, di bagnanti, di gelaterie a pieno ritmo, di bambini lanciati a tutta birra sulle biciclettine, di giovani che emanano ormoni da ogni poro della pelle, di bagnini in canottiere rosse mollemente adagiati sulle sedie in riva al mare, in attesa di un pericolo che non si sa se arriverà mai, di ondate di acqua che si infrangono luminose sul bagnasciuga, di ondate odorose di fritti di mare che stantuffano fuori dalle canne fumarie dei ristoranti; di nonni che rivivono la loro giovinezza negli occhi fiammeggianti di vita dei nipoti, di bar rumorosi per il ciabattio dei clienti, di distese ed allegre cene nei giardini illuminati delle case, di telefoni che trillano le loro chiamate e i messaggi d'amore ricevuti da centinaia di chilometri di distanza; di cassiere dei supermercati che riempiono buste una dopo l'altra, di affollate e accaldate messe domenicali, di affollati e accaldati lungomare.
Poi, finisce il periodo delle vacanze e come in una sala da ballo dopo la festa, restano soltanto i segni dell'orda appena passata: carte stropicciate in terra che vengono spostate dal vento e fatte roteare in aria in interminabili mulinelli. Un palcoscenico di colpo abbandonato dagli attori, una scenografia che cede, crepa dopo crepa, sotto i colpi di un presente che diventa passato, di un caldo che diventa fresco e poi freddo.
Nella cittadina di mare piomba una calma innaturale ma profonda e vera; tutto si richiude su se stesso, come una belva che si appresta al letargo invernale. Lentamente, giorno dopo giorno, i battiti cardiaci tornano al minimo vitale, i nervi si distendono, il tempo si dilata mentre le giornate si accorciano. I gestori degli stabilimenti balneari ripongono gli ombrelloni nei ricoveri invernali e sembra quasi che insieme ad essi ripongano anche se stessi, tanto scompaiono rapidamente dalla vista, lasciando dietro di sè anonimi caseggiati che non sembrano avere alcun apparente scopo.
Il negozio che affitta e ripara le biciclette è ora chiuso e lo sarà fino a primavera. Come se nessuno degli abitanti possa forare una gomma in inverno. I chiodi in terra sono soltanto per i bambini dai costumi colorati...
Molti dicono che le cittadine di mare in inverno mettono tristezza. No, semplicemente in estate ci stordiscono con tutta la straripante vita che le pervade, impedendoci di pensare o consentendoci di non pensare. Quando invece le visiti in inverno, non riesci a non pensare. A molti fa paura pensare, molti temono di ritrovarsi con i propri pensieri. E' più rassicurante sentirsi parte di un fiume che ti trascina con sè ed al quale ti abbandoni senza preoccuparti, sapendo che ti porta dove vuoi andare.
Ma d'inverno, la cittadina è nuda. Tu sei solo con lei, e stavolta è lei che aspetta da te le indicazioni su dove andare. Lei ti costringe a pensare, a decidere. Ti costringe a doverti ascoltare, perchè c'è molto più silenzio in giro.

18.11.12

Panta rei

Si diresse verso la pattumiera per gettar via il barattolo di latta dal quale aveva estratto poco prima il mais per la sua insalata. Il coperchio dal filo tagliente era ancora piegato perpendicolarmente, attaccato per un breve tratto al resto del metallo. Proprio per questo lo teneva con cura, evitando di ferirsi.
Quando, pestando sul pedale, la pattumiera si aprì, si accorse che l'interno era colmo e che nulla di altro vi sarebbe entrato. 
Poggiò nuovamente il barattolo su un ripiano e iniziò ad armeggiare per sfilare la busta piena di spazzatura dal secchio di plastica. Man mano che a fatica estraeva la busta dal secchio, il contenuto si ridistribuiva al suo interno trovando nuovi spazi e incastri. Diede uno scossone per assestare il tutto e poi, con mano esperta, ricavò due lembi dal sottile velo di cellophane per poi annodarli fra loro. 
Decise di scendere subito in strada per liberarsi di quel maleodorante ingombro. Indossò una giacca ed uscì velocemente di casa, tirandosi la porta dietro di sè. Un attimo dopo si tastò le tasche della giacca, provando un senso di sollievo quando al tatto riconobbe il mazzo di chiavi all'interno. Fuori, l'aria era umida e calda. Si mosse spedito nella direzione del cassonetto, con il sacchetto che oscillava penzoloni da una mano. In pochi minuti si era liberato dei suoi scarti alimentari.
Risalì a casa soddisfatto. Ritrovò il barattolo di latta dove l'aveva lasciato. Estrasse da una credenza una nuova busta di cellophane e la inserì all'interno della pattumiera dispiegandola con accuratezza. 
Infine, con la stessa cura di poco prima, prese il barattolo e lo gettò nel secchio. Nella cucina echeggiò il suono di qualcosa che cade in spazi vuoti. Il coperchio del secchio si richiuse quando ebbe tolto il piede dal pedale.
Poi riprese le sue faccende in casa.

17.11.12

I gigli di De Gregori

E voglio vivere come i gigli nei campi,
come gli uccelli del cielo campare,
e voglio vivere come i gigli dei campi,
e sopra i gigli dei campi volare.

Francesco De Gregori - A Pa'  (da "Scacchi e Tarocchi", 1985)

16.11.12

Guerre infinite

Ieri, 200 razzi hanno colpito la città di Tel Aviv. Provenivano dai guerriglieri palestinesi di Hamas.
Dopo decenni, questa annosa guerra di religioni va ancora avanti, a dispetto delle molte tregue firmate dalle Parti nel corso del tempo, sotto il patrocinio delle maggiori potenze mondiali.
Una pace duratura avrebbe però bisogno che il popolo palestinese ricevesse una terra vera, dove i padri possano mostrare con orgoglio ai figli che il sacrificio di tanti anni di combattimenti ha prodotto il risultato di una patria da lasciar loro in eredità.
Invece, ci importa e non ci importa.
E così, magari, tra quarant'anni altri razzi colpiranno le abitazioni dell'una o dell'altra popolazione.

15.11.12

Un bar

Un piacevole bar nel mezzo di uno squallido quartiere di uffici.
Buona e non invadente musica in sottofondo, buone maniere nel servizio.
A volte ci si puo' sorprendere anche di cio' che dovrebbe essere la norma.

8.11.12

Acquisizione di consapevolezza

Per caso, mi è capitato di imbattermi in due opere, un libro e un film, che mi hanno suggerito una comune chiave di lettura.
Si tratta di Cosmopolis, romanzo dello scrittore De Lillo, e di Tree of life, film del regista Malick. 
Non sono lavori facili e di agevole interpretazione. O meglio, lo sviluppo della trama è in entrambi i casi molto rarefatto e contraddistinto da pochi fatti salienti. Sono quindi lavori che richiedono una attenzione particolare e maggiore fatica in termini di concentrazione, tanto sono onirici e visionari in molti loro passaggi. 
Entrambi, però, lasciano la rara sensazione di qualcosa che si ha voglia di iniziare nuovamente, e subito, da capo. E questo è già un risultato non comune.
Ma ciò che più li accomuna, trovo sia la capacità che i due autori hanno nel rappresentare un complesso processo di evoluzione psicologica del rispettivo protagonista, il quale da figura vincente, spavalda e premiata dalla vita, si trova costretto suo malgrado a sentirsi nascere dentro un crescente germoglio di cambiamento e di consapevolezza di una sconfitta, o comunque di un ripensamento della propria esistenza.
In Cosmopolis il protagonista si allontana gradatamente dal potere, dal successo della posizione economica, dalla sua strabiliante ricchezza, fino ad una rivolta personale contro se stesso.
In Tree of life, la dimensione è maggiormente interiore, ed il personaggio principale (un bravo Brad Pitt) riconosce il fallimento della sua durezza di padre, di marito e di essere umano, cocciutamente rigoroso e perfetto nei suoi modi borghesi inattaccabili.
Mi piace fissare nella memoria questo parallelo, perché non capita poi così spesso di leggere un libro o di guardare un film, entrambi contemporanei, che scavino nella psiche umana in modo così realistico ed efficace.  

25.10.12

La tempesta di Dylan

Ho ascoltato l’ultimo disco di Bob Dylan (Tempest, il titolo).
Le sonorità e lo stile sono quelli degli ultimi lavori (post Time out of mind, ultimo capolavoro datato 1997). Quindi, non un disco che resterà nella lista dei suoi migliori. A volte viene da pensare che i pezzi siano stati composti a partire da spunti fornitigli dalla band che da anni lo accompagna e che sembra particolarmente influenzata da un blues rock anni ‘40-‘50.
Ma la mano di Dylan si sente sicuramente, oltre che nei testi, anche nel mood che molti brani assumono grazie alla sua sgraziata ma efficace voce da crooner. Una menzione particolare merita sopratutto la title track, Tempest, che per 14 minuti e più, con soli 4 accordi di chitarra ripetuti all’infinito, racconta la vicenda del Titanic, con riferimenti espliciti alla versione cinematografica con Di Caprio. Un pezzo straordinario, che da solo merita l’acquisto del disco.
Comunque è bello sapere che a 71 anni Dylan è ancora “on the road”, così come è bello sapere che ogni mattina sorge il sole.