24.4.07

Senza confini

Dapprima è stato l'interessamento, poi sfumato, da parte di un colosso americano delle telecomunicazioni per la società italiana Telecom. Poi, la candidatura dell'Italia, bocciata dall'organismo UEFA, ad ospitare l'edizione 2012 dei campionati europei di calcio.
Due episodi che hanno suscitato le ira di opinionisti e politici, amareggiati dal trattamento riservato alle cose di casa nostra, oggetto di poco apprezzamento da parte degli operatori internazionali.
Due ordini di considerazioni, l'uno più specifico l'altro più generalista.
1) Fatichiamo a renderci conto che la serietà ed il rigore riscontrabili in Paesi evoluti quanto il nostro sono ben superiori ai livelli da noi sinora raggiunti. Il nostro capitalismo è ancora fortemente legato a logiche politiche e di interessi di parte, in relazione al potere che tale capitalismo genera. Accettare una logica di mercato significa rispettare le regole del gioco, che regalano la vittoria a chi investe di più e meglio, non a chi trama in modo sotterraneo e mafioso.
Ed ancora, come si può essere così ciechi da non vedere l'immagine negativa che grava sul nostro ambito sportivo, dopo che violenza, corruzione e avidità hanno immarcescito l'ultimo refolo olimpico che l'antica Grecia aveva fatto giungere sino a noi? A chi dovrebbero assegnare un torneo prestigioso (ed anche remunerativo), forse all'Italia? Piuttosto, apprezziamo l'utopia di saperlo in mano ad un paese emergente, che ne potrà fare un'occasione per erogare risorse ai suoi abitanti e ricchezza per fragili aziende ancora in fase di industrializzazione.
2) Ma mi trovo sempre più spesso a ragionare di nuovi valori, di nuove geografie.
Quando mai sapremo superare la logica di Paese, di confine, di schieramento? Quando sapremo sentirci cittadini di un mondo unico, uniti tutti verso l'obiettivo di un'affermazione dell'Uomo in quanto tale e non in quanto bandiera di una nazione?
Tutto questo passa per un drastico rafforzamento dei poteri delle Nazioni Unite, ma richiede anche un processo mentale altrettanto importante, teso ad abbattere steccati politici, religiosi, di lingua e di cultura, per trovare nuovi equilibri che, poggiando su basi completamente nuove, puntino ad obiettivi più ambiziosi per l'umanità.
Non credo che sia totalmente utopistica questa posizione, forse futuribile questo sì. Sarà un dono che faranno alla nostra memoria le generazioni a venire, magari quelle dei nipoti dei nostri figli.

Nessun commento: