15.7.09

Sul lavoro

Come altri tipi di collettività, anche i luoghi aziendali si caratterizzano per dinamiche relazionali fortemente correlate ed influenzate dal fine per cui tale collettività interagisce.
C'è anzitutto l'interesse aziendale che rappresenta il fine istituzionale ed ufficiale, il cosiddetto scopo sociale.
C'è l'interesse individuale del prestatore di lavoro che offre il suo contributo professionale in cambio dello stipendio di cui può vivere.
Ma non è tutto.
C'è infatti, potentissima in molti, la spinta energizzante fornita dall'ambizione personale di conseguire una crescente visibilità sociale, un crescente potere, una crescente ricchezza. I modelli comunicazionali con cui i media esaltano la correlazione tra il successo professionale e l'immagine di persona "vincente" hanno inevitabilmente alterato gli equilibri tra i diversi interessi descritti.
Cosa produce tutto ciò?
L'azienda molto spesso diviene un microcosmo con proprie regole comportamentali e morali, nel quale l'individuo non vede in un collega un altro individuo, ma piuttosto un'antagonista da ostacolare, un subalterno da comandare o un capo da "coltivare".
Il tipo di approccio a questo schema ambientale è ovviamente funzione della personalità dei singoli e della loro capacità di assimilare tali logiche senza far troppo violenza a se stessi.
Si va, per esempio, dalla persona che fa il suo lavoro soltanto per il sussidio economico che ne ricava, c'è la persona che porta avanti la sua coerenza comportamentale scontrandosi con un mondo pubblico diverso dal suo privato, c'è la persona che soffre fino ad esaurirsi l'incapacità di scendere a compromessi con l'ambiente e le sue ambiguità, c'è chi dispone di sufficiente schermatura psicologica per trovare un modus vivendi pubblico in parte differente da quello privato a lui più congeniale, c'è infine quello che ha ben chiaro in mente il suo obiettivo di puntare sempre più in alto, costi quel che costi.
E per quanto ci si sforzi di cambiare le cose introducendo codici etici o regole di comportamento, le aziende restano sempre uguali a se stesse, aziende appunto; dove ciò che conta è giustamente il profitto dei proprietari - oggi ci si libera la coscienza definendolo profitto "sostenibile" - e dove i più cercano, per quanto è loro fisicamente possibile, di tirar acqua al proprio mulino per conseguire quel successo senza il quale non potrebbero sentirsi a posto con il modello medio di persona "vincente", faro della nostra società.

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