22.6.13

La società perfetta del camping

Tornando ad alloggiare in un campeggio dopo quasi trent'anni, mi accorgo che tale forma di aggregazione sociale ha tenuto molto meglio di tante altre.
La' dove è ormai tangibile un disfacimento di regole e valori, dalle città, al mondo degli affari, persino alle famiglie, il camping si propone invece come una realtà dove regole di comportamento scritte e non, trovano ancora un significato reale.
Il rispetto del prossimo, del vicino di "casa", degli orari di silenzio, dell'uso dei servizi comuni, dei bagni, delle docce, della pulizia, qui sono ancora valori veri che si è tenuti a rispettare. In campeggio si vive realmente gli uni a contatto degli altri e si sente di doverlo fare osservando le dovute regole per non subire le critiche di chi ci sta vicino. Non ci si può confondere e mimetizzare come la grande città ci permette di fare.
E il campeggio è governato da una Direzione che dirige, che sovrintende alle maestranze, che amministra le risorse con l'oculatezza del buon padre di famiglia ma con il vigore e la fermezza di un comandante di altri tempi. Tutto fila alla perfezione, in un ingranaggio in cui i "cittadini" hanno chiare le regole e non vi si sottraggono con ignobile furbizia.
Una comunità elementare dove si vive a stretto contatto, anche igienico, ma che restituisce il più alto significato al concetto di prossimo e di rispetto.
Andrebbe studiato, il campeggio. Andrebbe frequentato almeno qualche volta nella vita. Andrebbe imitato, andrebbe ammirato.

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