10.1.15

Libertà di stampa

Un commando di due integralisti islamici fa irruzione e compie una strage di giornalisti all'interno della redazione parigina della rivista satirica Charlie Hebdo, che aveva in precedenza pubblicato vignette aventi ad oggetto immagini proprie della religione musulmana, quali il profeta Maometto o il testo del Corano.
Sdegno generale dell'opinione pubblica e della categoria dei giornalisti in difesa della libertá di espressione e di stampa. Orrore per la violenza e per l'efferatezza del gesto, che non risparmia esecuzioni a freddo su persone già cadute a terra ferite.
Uno spaccato dell'attuale stato della società civile e politica di oggi dove le guerre sono ormai non solo civili e mondiali ma anche di strada, di quartiere, di religione.
Poi, vado a vedere queste discusse vignette e mi imbatto allora in una serie di disegni e testi che con ironia molto molto pesante e molto molto volgare si prendono gioco di temi religiosi nella loro più elevata connotazione. Bersagli preferiti le figure delle diverse religioni, siano esse quella musulmana o quella cattolica. Mi indegno. Molto. Mi offendono. Molto. Io non sparo, io devo abbozzare, io non faccio ricorso alla violenza. Bastano le parole a volte per rigettare una infamia. Ma... MA!
La libertà di stampa equivale a libertà di insulto? Ci rifletto. C'è a mio avviso qualcosa di più importante della libertá di espressione o della libertà di satira che può in qualche modo limitarla: è il rispetto per un'altra persona e per i suoi valori, siano essi politici, civili o religiosi. Sì, resto convinto che Il rispetto dell'altro, anche di un nemico, dovrebbe venire prima di tutto.