13.8.15

La lezione di Lalla

Assisto in una piscina ad una lezione di nuoto riservata ad una ragazza affetta da una grave forma di autismo. Il padre, che l'accompagna, l'affida al maestro, un aitante giovane emblema di benessere e di vitalità. Lalla ha forse 13 o 14 anni, appare fortemente turbata dall'idea di entrare in acqua e sosta  irremovibile sul bordo della vasca, mentre le sue mani gesticolano freneticamente con misteriose logiche. All'improvviso elude l'attenzione del maestro e si lancia verso un angolo della piscina dove vede appoggiati molti tubolari di gomma colorata necessari per le lezioni. Sono di gomma piuma e quella morbidezza al tatto la conquista, e di colpo prende a morderne uno blu, staccandone dei pezzi per masticarli. Viene fermata e ricondotta presso la sua corsia dal maestro che, in modo dolce, la spinge forzatamente in acqua scendendo poi dietro di lei. La lezione é più che altro un susseguirsi di movimenti  che tentano di attirare l'attenzione della poverina, stimolandone il movimento a cavallo di una tavola da surf, ma il tutto condito spesso da laceranti urla di ribellione istintiva della ragazza.
Il padre la osserva da bordo vasca, a tratti la riprende con fermezza affinché si ponga in modo più docile verso il maestro. A volte invece la lascia fare, limitandosi a guardarla con aria affettuosa o anche distratta.
Lalla e il padre inconsciamente offrono una lezione di vita a tutti noi che li osserviamo ammutoliti. Non si sa quanto sia grande la sofferenza di lei, si può forse intuire quanto sia difficile il compito di lui. Certamente proviamo molta vergogna se riandiamo alle tante inutili manifestazioni di insofferenza che riempiono le nostre giornate, siano esse per il caldo, per un raffreddore o per un lavoro poco gratificante che ci annoia.

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