18.11.05

Amicizia o compagnia

Disquisire su temi così elevati come l'amicizia rischia l'impantanamento in sterili luoghi comuni o banali affermazioni di superficie. Vale la pena farlo?
Il tentativo nasce dalla considerazione credo indiscutibile che il significato di amicizia sia estremamente soggettivo e legato al grado di attesa che tale forma di affetto esercita su di noi.
Incontrerete molti che si vantano di un'agenda fitta di numeri di telefono di amici, parlerete con altri che si dicono orgogliosi dei due, tre veri amici per loro imprescindibili.
L'amicizia oscilla fra i due estremi della compagnia da un lato e del confidente dall'altro. Si potrebbe quindi dire che l'amicizia è un continuum misurabile su una scala graduata dalla quale selezioniamo le persone che in un dato momento meglio rispondono alle nostre esigenze di dialogo e comunicative.
Personalmente, tendo ad attribuire alla parola amico un senso profondo. In un amico mi piacerebbe trovare l'intuito nei miei confronti e verso le mie esigenze. Qualcuno che sappia manifestare un suo interesse per la mia persona, che mi aiuti a vivere al meglio, anche criticandomi. Mi sentirei disponibile a ricambiare con lo stesso ascolto e la medesima partecipazione emotiva.
L'età che avanza ci irrigidisce nei nostri stili di vita ed esaspera le differenze caratteriali, riducendo tolleranza e comprensione. Ecco perchè le più belle amicizie risalgono all'adolescenza, quando ancora l'ingenuità ci porta a dare tutto di noi per alcun tornaconto.
L'amicizia viene poi sostituita da un più tiepido "accompagnarsi", condividendo occasioni di svago e tempo libero. Sentiamo la fatica della vita e una maggior fatica nel caricarci anche la fatica della vita degli altri.
Ecco perchè gli amici che si ritengono veri, vanno coltivati come rami di una delicata pianta da potare ed innaffiare, affinchè non inaridiscano e non perdano quella fragile e preziosa linfa vitale che li sostiene.

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