8.3.06

Quando non servono i giornalisti

Riconosco di non avere molta stima per i giornalisti, o meglio per una parte di essi. Mi riferisco a quelli che con spregiudicatezza 'abusano dello spazio di visibilità che detengono in società, ignorando elementari regole di senso della misura, di opportunità, di moralità.
La potenza che tutti giustamente riconosciamo ai mass media ha effetti devastanti ove se ne faccia un utilizzo scevro da norme di comune buon senso.
E' evidente che la linea di un giornale risponde a logiche commerciali e queste ultime a logiche assolutamente di massa: il lettore medio legge per informarsi, ma anche per svago, per curiosità. Cerca la giusta dose di cronaca nera, resta attratto da dibattiti politici urlati con toni da bar dello sport, nè può fare a meno della cronaca sportiva resa in toni da politica.
Se solo ci si soffermasse di più a riflettere che molti di questi articoli sono del tutto inutili e fini a se stessi, costruiti attorno a fatti strettamente di pertinenza degli interessati e non del mondo intero, se soltanto si ponesse un argine al dilagare di tanto cattivo gusto, se soltanto un editore si limitasse a proporsi come esempio di giusta misura nei confronti della società civile, senza farsi strumento nelle mani degli urlatori che l'hanno avvelenata (siano essi politici, opinion leaders o personaggi televisivi), beh allora qualcosa potrebbe forse finalmente cambiare....!
Come al solito, fa comodo a molti non far evolvere la società di massa, il suo senso critico, i suoi gusti. Paradossalmente, con il passar dei decenni, con il progredire di scienza e tecnica, con il più diffuso benessere, con le conquiste della medicina, a regredire è solo la coscienza umana e la capacità di tirare su il collo ed emergere dal magma informe delle teste chine.

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