11.12.11

Quando leggi De Lillo dopo Wallace

Ammetto che non ho ancora trovato il coraggio di affrontare la mastondontica voluminosità del D.F.Wallace di Infinite Jest, avendo ripiegato sui suoi racconti. "La ragazza dai capelli strani" e "La cosa più divertente..." hanno suscitato in me sentimenti contrastanti: positivi per certi versi, negativi per altri.
E' difficile leggere Wallace prescindendo dall'idea della sua tragica fine, e quindi, forse a sproposito, talvolta sembra di cogliere in qualche suo passaggio i segni di una mente non sempre padrona di se stessa ed impegnata in percorsi mentali onirici o deliranti. Ho apprezzato comunque le sue grandi doti di umorista e la sua profonda passione per lo scrivere e per la costruzione di personaggi e situazioni.
Mi è capitato però di iniziare a leggere, subito dopo, "Americana" di De Lillo. E non ho tardato a riscoprire le stesse sensazioni di epicità contemporanea che mi avevano conquistato quando lessi "Underworld". Non so se un paragone fra i due scrittori abbia senso: De Lillo mi sembra però irraggiungibile nelle sue vette poetiche e nel ritmo seducente del suo modo di narrare. Mai banale, mai noioso, mai prolisso. Un vero maestro e modello per tanti scrittori americani, che sono tuttavia rimasti sempre confinati a debita distanza, artefici e vittime di un filone letterario che ha acquisito presto i connotati di luogo comune e di moda.
De Lillo no. La sua è vera narrativa moderna americana, fatta in maniera inimitabile ed impareggiabile. Penso che anche Wallace sarebbe d'accordo.

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