29.5.08

La musica ci solleva

Ascoltare la musica ha sempre rappresentato per me un atto vitale e strettamente funzionale a varcare soglie percettive altrimenti invalicabili con la sola ragione. Soltanto la musica, quella che preferiamo, è in grado di colpire la nostra coscienza così in profondità da trasportarci in un'altra dimensione, spesso di piacevole euforia, talvolta di dolorosa malinconia.
E' diverso dal leggere un libro, esperienza affascinante per altri versi, o dal guardare un film, che ci può proiettare in una realtà virtuale. La musica è una azione-reazione istantanea, non filtrata dalla mente o dalle nostre sensibilità interpretative. E' un colpo di frusta che ti colpisce ed al quale non puoi opporti.
Spesso immagino quale sensazione sublime sarebbe se ci trovassimo in un ampio spazio aperto - che so, un campo di grano o una verde vallata - e la nostra musica preferita ci sovrastasse scendendo come pioggerellina dal cielo; non uno scroscio nè un piovigginare, ma un silenzioso cader di acqua, con le spire dei suoni, non troppo forti ma nemmeno impercettibili, a sollevarci in una inarrestabile ascensione.

26.5.08

La Commedia Umana di Balzac

Ogni volta che finisco di leggere qualcosa della sterminata produzione letteraria di Balzac, ne esco con la consapevolezza che nessun autore come lui ha mai più saputo rendere con tale forza e vivido tratto la complessità e la varietà dei caratteri e delle psicologie che compongono la moltitudine umana.
Il suo occhio si poggia su ciascuno dei volti di questa immaginaria folla, per restituirne i lati più nobili e quelli più meschini, come se dipingesse un immenso affresco del mondo di cui tutti noi siamo i protagonisti: la commedia umana, appunto.
Le trame sono secondarie. Sono umane storie d'amore, umane storie di denaro, umane storie di dolore e di morte. Ciò che risalta è invece la persona. Così fragile nella sua dimensione terrena, così imperfetta nelle sue contraddizioni e nei suoi limiti comportamentali.
Ma così vera che separarci da un libro appena letto ci addolora per quanti amici, conoscenti o finanche nemici, abbandoniamo in tal modo al loro destino.

15.5.08

Illuminati e mestieranti

C'è un delicato equilibrio fra impegno e leggerezza che determina il miracolo dell'arte. E' un filo sottile come quello di una lama, lungo il quale cammina chi si cimenta con una propria opera, sia essa musicale, letteraria o pittorica.
I negozi e le esposizioni straboccano di buoni prodotti confezionati sì a regola d'arte, ma privi del tocco di genio che nasce quando quel filo sottile viene teso e percorso da un lato all'altro di un'idea. Una manciata di illuminati che scendono in profondità per depositarvi il seme dell'impegno ma che poi si librano a pel di terra con lo sguardo leggero di chi sa estrapolare il senso semplice delle cose.
La restante moltitudine si compone di mestieranti. L'esercizio accademico di chi è più o meno abile ad applicare delle regole codificate, cosicché l'eccesso di impegno è volgare snobismo e l'eccesso di leggerezza un rifugiarsi nella comoda poltrona della mediocrità.
Unici ed eterni sono invece i pochi eletti, che governano con maestria il loro prezioso equilibrio compositivo, lasciando noi poveri mortali a rimirar tanta irraggiungibile leggiadria.