22.5.12

Quando la televisione fa dormire

Non amo i programmi televisivi. Per dire meglio, non amo le scelte di palinsesto che oggi le reti televisive rendono disponibili sui propri canali.
Dalla nascita della televisione commerciale, il driver dell’auditel e del gradimento del pubblico è divenuto talmente preponderante rispetto a quello della qualità e della creatività, che a prevalere sono soltanto i programmi che risultano appetibili per gli investimenti delle grandi aziende commerciali interessate ad acquistare spazi pubblicitari.
Però c’è anche da dire che le reti televisive osano molto poco.
Lasciando da parte i programmi a suo tempo definiti "nazional-popolari" (ci metto dentro i varietà del sabato sera, i reality-show e quelli che speculano sul dolore altrui), assistiamo ad una pletora di trasmissioni simil-impegnate, che di fatto costituiscono una vetrina per politici, opinionisti, giornalisti, soliti noti: per capirci, quelli condotti dai Lerner, dai Santoro, dai Mentana, dalle Gruber, dai Vespa, e via dicendo.
I contenuti sono di attualità, e ci può stare. L’ascoltatore televisivo ha per fortuna interesse a capire meglio la realtà che lo circonda. Però mi sembra che siano tutti programmi sempre uguali a se stessi, molto conservatori e molto simili nello stile, nelle scelte registiche, nella dinamica del dibattito, nel richiamo ai fortunati format di oltreoceano e soprattutto nei toni saccenti che quasi sempre gli ospiti esibiscono davanti alle telecamere.
Manca invece un guizzo di fantasia e di coraggio in più, che porti ad esempio Vespa a non fare la stessa trasmissione per vent’anni di seguito o Santoro a non esibire sempre lo stesso taglio editoriale così aprioristicamente di sinistra ma in fondo spiccatamente radical chic.
E se invece la gente avesse voglia di un programma, magari più grezzo, ma di maggiore scientificità, asetticità e obiettività? Se avesse voglia di un programma che non fosse sempre di dibattito e di critica reciproca, ma di semplice ed accurata ricostruzione storica (per favore, non sul fascismo e la 2a guerra mondiale, perché se ne fanno fin troppi), di fenomeni sociali moderni come la disoccupazione, la sociologia giovanile, la diffusione della lettura dei libri o, che so, le dinamiche psico-sociali che portano una generazione ad abbracciare o meno determinate scelte politiche, morali, religiose.
Sono semplici spunti, ma anche esempi di qualcosa che possa dare una rinnovata vitalità all'esperienza televisiva. Personalmente, ogni volta che provo a sedermi davanti alla televisione, mi sale purtroppo una profonda noia e alla fine….mi addormento.




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