18.11.12

Panta rei

Si diresse verso la pattumiera per gettar via il barattolo di latta dal quale aveva estratto poco prima il mais per la sua insalata. Il coperchio dal filo tagliente era ancora piegato perpendicolarmente, attaccato per un breve tratto al resto del metallo. Proprio per questo lo teneva con cura, evitando di ferirsi.
Quando, pestando sul pedale, la pattumiera si aprì, si accorse che l'interno era colmo e che nulla di altro vi sarebbe entrato. 
Poggiò nuovamente il barattolo su un ripiano e iniziò ad armeggiare per sfilare la busta piena di spazzatura dal secchio di plastica. Man mano che a fatica estraeva la busta dal secchio, il contenuto si ridistribuiva al suo interno trovando nuovi spazi e incastri. Diede uno scossone per assestare il tutto e poi, con mano esperta, ricavò due lembi dal sottile velo di cellophane per poi annodarli fra loro. 
Decise di scendere subito in strada per liberarsi di quel maleodorante ingombro. Indossò una giacca ed uscì velocemente di casa, tirandosi la porta dietro di sè. Un attimo dopo si tastò le tasche della giacca, provando un senso di sollievo quando al tatto riconobbe il mazzo di chiavi all'interno. Fuori, l'aria era umida e calda. Si mosse spedito nella direzione del cassonetto, con il sacchetto che oscillava penzoloni da una mano. In pochi minuti si era liberato dei suoi scarti alimentari.
Risalì a casa soddisfatto. Ritrovò il barattolo di latta dove l'aveva lasciato. Estrasse da una credenza una nuova busta di cellophane e la inserì all'interno della pattumiera dispiegandola con accuratezza. 
Infine, con la stessa cura di poco prima, prese il barattolo e lo gettò nel secchio. Nella cucina echeggiò il suono di qualcosa che cade in spazi vuoti. Il coperchio del secchio si richiuse quando ebbe tolto il piede dal pedale.
Poi riprese le sue faccende in casa.

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