14.12.06

Correnti di pensiero

L'editoria, Internet, i dibattiti televisivi, il palcoscenico della politica offrono l'occasione a molti di esprimere la propria opinione su fatti e opere che riempiono le nostre vite. Il popolo dei Critici si sforza di ricavare da tali fenomeni linee di interpretazione da proporre al fruitore, il quale rischia però di perdere la capacità di trarre le sue personali considerazioni da ciò che ascolta, guarda, vive.
La libertà di analisi e la possibilità di provare piacere o dispiacere a fronte di un'opera o di un evento escono come fuorviati dalla chiave di lettura che i critici forniscono per la predetta fruizione, così che tutto sia sempre ridotto a categorie, generi, presunti geni, veri geni o più semplicemente a correnti di pensiero.
Ben altro è il contributo che un critico può dare nello stimolare la riflessione, suscitando dubbi o incertezze, ed astenendosi invece dal sentenziare verità assolute che in realtà sono tali solo per lui.
In tal modo lui stesso può aiutare lo spettatore o il lettore a trovare ciò che di valido o di sgradito una data opera ha, rispetto ad un'attesa che fortunatamente resta assolutamente individuale ed unica.

23.10.06

L'arte del quotidiano

Se si è artisti, ed è in gran parte un dono di natura, si ha la fortuna di ricavare dalla propria arte la sublime sensazione di riuscire ad avvicinarsi all'assoluto, afferrando quello che un pò retoricamente si potrebbe definire il senso della vita. Per l'artista la creazione di un'opera costituisce un fine: quando essa viene a compimento, si completa un viaggio sovranormale che mira a sfiorare le soglie della percezione e a sublimare i sensi. Beninteso, le opere d'arte sono molte meno di quelle che si vuole ritenere tali, ma che spesso non sono che degli ottimi prodotti di un artigiano rivolti al mercato dei cultori.
Per noi comuni mortali, l'opera d'arte non può che essere un mezzo per raggiungere le stesse vette. Dovendo dirci grati all'artista, ne sfruttiamo la visione per cogliere il barlume di assoluto che il suo lavoro ha carpito. Ho scritto "cogliere", ma forse avrei dovuto usare la forma "tentare di cogliere", giacché non è sempre facile nè immediato risalire alle fonti dell'ispirazione di un'altra persona.
Però, dov'è che anche un essere comune può ritrovarsi artista? Nel ricavare dalla propria vita delle visioni che lo illuminino d'immenso, degli sprazzi di assoluto che gli rendano chiaro il senso della vita. Penso alla dolcezza di un ricordo, allo splendore di un panorama, alla nobiltà del crescere un figlio o un'amore; penso infine, alla cristallinità e all'essenzialità dei valori cristiani, obiettivo ultimo di uno sforzo quotidiano che senz'altro tende all'assoluto.
Farsi sfuggire gli attimi in cui nel quotidiano tale assoluto ci si rivela: questo è un delitto imperdonabile e che distingue il vivere dal sopravvivere.

12.10.06

La saggezza popolare

Non sempre una maggiore finezza intellettuale implica un comportamento più appropriato alla circostanza.
Molto spesso trovo nelle persone più semplici una facilità e una lucidità di analisi e di azione che sono ammirevoli.
Nella valutazione di una situazione, ragionare in termini più grossolani può aiutare a soppesare le variabili principali del processo decisionale, dalle quali far scaturire la soluzione più di buon senso.
Perdersi nei rivoli delle sfaccettature e dei problemi minori distoglie la concentrazione e può - e sottolineo "può" - condurre a scelte errate.

22.9.06

La vanità maschile

Che la società moderna stia evolvendo verso modelli che esaltano il culto dell'apparire non c'è dubbio.
In primo luogo la televisione. Soltanto l' "esserci" sul piccolo schermo dà prova di un'esistenza meritevole di tale nome. In televisione subiamo l'esplosione dei "reality shows", dei format, palcoscenici simil-reali sui quali gente famosa ma anche comune si mette in mostra, esibisce i propri pregi/difetti comuni per rivitalizzare o raggiungere una notorietà altrimenti impossibile. Sui giornali si affollano interviste a personaggi più o meno noti che cercano di scioccare, colpire, distinguersi. Per strada, la moda sfida limiti un tempo impensabili, alla ricerca della provocazione continua o dell'effetto immagine da imitare.
A tutto ciò ormai ci siamo, purtroppo, abituati. Sono fasi evolutive inevitabili che recepiscono - con ritardo provinciale - mode d'oltreoceano, a loro volta indotte da logiche consumistiche e capitalistiche occidentali (ormai non solo).
Si può condividere o meno quanto sopra in base alla propria coscienza personale, alla propria cultura, ai propri ideali e valori. Fa parte della varietà umana, che in fondo rappresenta la ricchezza della nostra specie.
Ciò che mi colpisce è tuttavia come in questo quadro, l'uomo, inteso come essere maschile, abbia perso ogni sicurezza in se stesso e come abbia bisogno di accorgimenti estetici ed esteriori per sentirsi accettato nella società.
E' palese come gran parte di noi riproponga abbigliamenti, accessori, orologi costosi, pettinature, macchine, persino tatuaggi, ritenendoli indispensabili per un profilo da "vincente". Ed è abbastanza evidente come tali abbigliamenti, accessori, etc. etc. siano poi soltanto finalizzati a facilitare le operazioni di seduzione e conquista di un essere femminile. Il quale ultimo evidentemente si dimostra recettivo a tale nuovo tipo di linguaggio estetico maschile.
Pensare che per molti uomini non ci sia altro che questo ripetitivo e ridicolo effetto di azione/reazione, apparenza/conquista, lascia dubitare della possibilità che si torni un giorno a comportamenti maschili più ingenui, sbadati e spontanei, e che si abbandoni la vanità che ha invaso le nostre menti e che molto poco ci appartiene.

25.7.06

La fatica della concentrazione

La concentrazione è una capacità intellettiva e fisica determinante nella qualità del nostro operato. Istintivamente il nostro corpo nell'agire tende a riproporre atteggiamenti ed a produrre sforzi su livelli analoghi a quelli già raggiunti in precedenza. L'età che avanza riduce le energie mentali, indebolisce la memoria e nel contempo accresce i problemi, le ansie, così appannando le energie creative e il vigore innovativo. Nel tempo l'acquietarsi di tali stimoli vitali colloca l'uomo su un piano di benessere raggiunto, dal quale fatica ad allontanarsene. Lo sforzo di cambiare o di creare sembra non valere il risultato che si prefigura, lasciandoci attrarre da obiettivi di livello inferiore ma più certi.
La rivoluzione è dei giovani, i capolavori artistici sono spesso il frutto di menti ancora in crescita e non sazie. La forza della rabbia è di chi non è ancora rassegnato.
Eppure, faticare per concentrarsi su un obiettivo o su un'idea è un impegno che può condurre l'uomo ad elevarsi su una dimensione superiore, consentendogli di percorrere ambiti ancora inesplorati o di conseguire mete di assoluto rilievo.
Dobbiamo lottare per difendere questa capacità di concentrarsi per raggiungere ciò che altrimenti lasceremmo disperdersi perchè apparentemente troppo lontano.

10.7.06

L'Italia del calcio è campione del mondo

Contro le previsioni e nonostante le pesanti accuse che tuttora pendono su arbitri, dirigenti e calciatori a seguito di presunti illeciti legati al campionato italiano, la Nazionale ha conquistato ieri sera il suo quarto titolo mondiale superando in finale la Francia.
La Coppa del Mondo di calcio si conferma un evento mediatico che va al di là delle infuocate domeniche per l'assegnazione dello scudetto e che raduna, davanti ai teleschermi delle case, delle piazze o finanche negli uffici, accanite platee di amici, parenti o colleghi accomunati da una sorprendente passione di bandiera.
Poche cose, forse nessuna, fermano un Paese come le partite della Nazionale in un campionato del mondo di calcio, nè le tragedie del terrorismo, nè le gioiose ricorrenze delle festività o delle ferie. Soltanto questa manciata di partite ha invece tale potere: i punti di vista personali scompaiono, la politica si ferma, le abitudini consolidate mutano, il senso del dovere si acquieta, la produttività economica può aspettare.
E i giocatori tornano ad impersonificare i nostri eroi di un passato che si credeva scomparso, lo sport recupera la sua natura e i suoi valori di purezza e lealtà. I giocatori e il pubblico insieme interpreti di una rappresentazione che sa emozionare e coinvolgere come poche.
E' ancora lecito sognare per novanta minuti.

9.5.06

Ciao Grant!


Like a ghost, a ghost of something old, it's cold and dusty in here.
Just twenty years and six feet down I'm told, I know your face I share your name.
In the dark when shadows have their way, a finger's a chimney and the moon's on fire.
Then sleep arrives, he's got his bags and wares, the dragon sleeps and St. George stares.

You won't write, no you won't write, that's all I ask, that you just write.
And you say no, that you can't speak, you've lost your voice, you let it go, you let it go.

Like a ghost, a ghost of something old, it's cold and dusty in here.
It's in your hand, it suits just like a glove, the finger traces the lines of love.
It's cold and dusty in here.
Someone you knew is watching you. I'm someone you knew.

(G. McLennan/The Go-Betweens - Dusty in here, da "Before Hollywood", 1982)

5.5.06

Visi che cambiano

Vengo a sapere che una bambina di una periferia brasiliana, vista in una foto di qualche tempo fa, ha oggi i tratti del viso quasi irriconoscibili causa i violenti metodi educativi del padre.
Episodi come questo, purtroppo frequenti, scompaiono nell'oblio di realtà emarginate che fanno della violenza un gesto scontato e quotidiano.
Dobbiamo fare di più per questi drammi.

8.3.06

Quando non servono i giornalisti

Riconosco di non avere molta stima per i giornalisti, o meglio per una parte di essi. Mi riferisco a quelli che con spregiudicatezza 'abusano dello spazio di visibilità che detengono in società, ignorando elementari regole di senso della misura, di opportunità, di moralità.
La potenza che tutti giustamente riconosciamo ai mass media ha effetti devastanti ove se ne faccia un utilizzo scevro da norme di comune buon senso.
E' evidente che la linea di un giornale risponde a logiche commerciali e queste ultime a logiche assolutamente di massa: il lettore medio legge per informarsi, ma anche per svago, per curiosità. Cerca la giusta dose di cronaca nera, resta attratto da dibattiti politici urlati con toni da bar dello sport, nè può fare a meno della cronaca sportiva resa in toni da politica.
Se solo ci si soffermasse di più a riflettere che molti di questi articoli sono del tutto inutili e fini a se stessi, costruiti attorno a fatti strettamente di pertinenza degli interessati e non del mondo intero, se soltanto si ponesse un argine al dilagare di tanto cattivo gusto, se soltanto un editore si limitasse a proporsi come esempio di giusta misura nei confronti della società civile, senza farsi strumento nelle mani degli urlatori che l'hanno avvelenata (siano essi politici, opinion leaders o personaggi televisivi), beh allora qualcosa potrebbe forse finalmente cambiare....!
Come al solito, fa comodo a molti non far evolvere la società di massa, il suo senso critico, i suoi gusti. Paradossalmente, con il passar dei decenni, con il progredire di scienza e tecnica, con il più diffuso benessere, con le conquiste della medicina, a regredire è solo la coscienza umana e la capacità di tirare su il collo ed emergere dal magma informe delle teste chine.

6.3.06

Il lampo di Jean Vigo

Si può morire a 29 anni di tubercolosi dopo aver diretto una manciata di cortometraggi ed un unico lungometraggio e, comunque, entrare nel Pantheon del cinema.
La breve vita di Jean Vigo è segnata da sentimenti di sincera passione. Passione politica, ereditata da un famoso padre anarchico morto in carcere. Passione sentimentale, nutrita per la moglie Lidou (Elizabeth), malata come lui e conosciuta nella triste esperienza del sanatorio. Passione cinematografica, di cui sono pervase le scene delle poche pellicole girate, tutte ispirate da sentimenti puri, siano essi di satira sociale (A propos de Nice), di stampo pedagogico (Zero de conduite) o poetico-romantici (L'Atalante).
La sua breve esistenza è riuscita con rabbia a raccogliere tutto quello che può dare la vita. E non dilunghiamoci troppo a rammaricarci di quanti e quali altri gioielli Vigo avrebbe potuto creare se la salute fosse stata con lui più benevola.

10.2.06

L'amico americano

Ero ancora poco più che un bambino, quando i miei mi portarono ad un cinema di provincia a vedere Provaci ancora Sam con Woody Allen.
12-13 anni forse, pochi per apprezzare lo spiazzante humour del regista americano. Eppure quel pomeriggio mi è restato nella memoria, ed il film pure. L'ironica e normale quotidianeità delle vicende narrate da Allen già da allora suscitò in me la sensazione di qualcosa che faceva star bene, che teneva compagnia.
Da allora, film dopo film, questa sensazione si è sempre riproposta. Il calore che emanano le trame dei suoi film, le musiche, i volti, gli straordinari dialoghi così frettolosi e frastagliati, ma così veri e raffinati, tutto questo mi fa sentire Woody Allen come un amico americano che periodicamente torna a farmi visita.
Anche questo è il bello del cinema e del sogno che provoca. Il piacere fisico di immergersi in trame e situazioni che si vorrebbero vivere, in cui ci si vorrebbe muovere.
Circa un paio di anni fa ho avuto la fortunata sorte di partecipare ad un rinfresco tenutosi a Roma in suo onore a conclusione di un fantastico concerto al clarinetto. Vederlo lì a pochi metri in carne ed ossa, eppure come se si muovesse su celluloide, ennesimo personaggio di un ennesimo suo film, tutto questo ha dato concretezza a quel mio sogno.

23.1.06

Un figlio

Un figlio è una parte di noi che si stacca dal nostro corpo e acquista vita propria, cosicchè soffriamo e gioiamo per lui come patiremmo e ci rallegreremmo per qualcosa riguardante la nostra persona, ma a ciò aggiungendo la distanza fisica che inevitabilmente amplifica tutto ciò che muove fra due distinte anime.

20.1.06

Degenerazione morale

In epoche di scandali come questa od altre più lontane, si rinnova il senso di sbigottimento derivante dal notare quanti individui violino le più basilari norme della società civile e con quale facilità lo facciano.
Gli dei del passato si chiamavano Giove, Apollo o Minerva e influenzavano il comportamento degli umani al pari di come oggi, Potere, Denaro e Vanità ne annichiliscono qualsiasi rigore morale o principio etico di rispetto del prossimo e della res publica.
Per fortuna si tratta di una piccola fetta della imponente massa di popolazioni che abitano le terre di questo pianeta, ma preoccupa per le sue profonde connessioni con Istituzioni, Multinazionali e Aziende, che del benessere della società dovrebbero essere forze trainanti proponendosi quali esempi di sano mercato.
Ma grandi colpe ricadono anche sulla gente perbene.
L'inerzia con cui ciascuno di noi vive la propria vita di benessere e salute, valorizzando affetti privati e sacrosanti successi personali, ci allontana da un impegno civile e politico che porti i valori etici a prevalere sul male e sugli squallidi traffici dei faccendieri di miserrimo animo.
Le rivoluzioni si vincono con il sangue. Non il sangue della violenza, certo, ma il sangue della resistenza intellettuale, del'opposizione al plagio quotidiano, dello sforzo di chi contro ogni tempesta deve portare alta la bandiera del rigore morale.