13.3.12

Belen o lo stil novo?

Capita spesso, sfogliando quotidiani o riviste, di imbattersi nelle fotografie delle molte ragazze che i nostri media moderni hanno elevato a starlette del ventunesimo secolo, grazie ad un fortunato passaggio in un reality show, in un altrettanto "redditizio" party  in località Arcore (...) o in qualche "cinepanettone" natalizio.
Sono ragazze molto belle, sempre attente a valorizzare al massimo il loro sex appeal, con un'attenzione quasi maniacale ad abbinare abiti e look di assoluta tendenza e, molto spesso, appariscenti.
Però in questi giorni mi è anche capitato di leggere un breve articoletto che riandava al periodo artistico letterario che fu definito dello stil novo. Si parla quindi di oltre 800 anni fa...! Oggetto del testo in questione era l'ideale femminile di quell'epoca e l'immagine che i poeti attribuivano alla donna, considerata quasi un tramite tra gli uomini e Dio.
I tempi cambiano. Forse la Laura di Petrarca - che, va detto, a suo tempo già sdoganava un amore maggiormente terreno rispetto a quello dello stil novo -  era una Belen Rodriguez dell'epoca.... ma sarebbe superficiale mettere a confronto due epoche così distanti fra loro, temporalmente ed anche filosoficamente.
Concludendo quella lettura, riflettevo però che a differenza di oggi, in cui tutto viene ricondotto ad un unico modello di femminilità fortemente proiettato all'esteriorità - modello considerato vincente e di grande attrattiva per uomini, case di moda, agenzie di pubblicità, programmisti televisivi, vip e gente comune - ai tempi dei Petrarca o dei Cavalcanti, nella donna si celebrava una bellezza quasi sovrannaturale, neoclassica, che volente o nolente costringeva l'uomo a specchiarsi nell'Eterno.
Peccato che si sia persa questa sensibilità, perchè la bellezza vera, delicata, celata, inebriante, profonda, raffinata, perlacea, quella scolpita dalle morbide forme marmoree di Antonio Canova, è qualcosa di molto più prezioso, che rende - questa volta sì - vera giustizia alla grandezza della femminilità ma anche alla sensibilità percettiva del fortunato uomo che la sa individuare. 


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