29.7.12

Paradisiaca Giannutri

Giannutri è una piccola isola di 18.000 ettari situata ad un’ora di navigazione dal promontorio dell’Argentario, nonché una delle maggiori riserve marine in Europa. Soprattutto, è il posto che più si avvicina alla comune accezione del termine paradiso.
Se si opta per un soggiorno più lungo della classica gita giornaliera, si ha la possibilità di scoprire un luogo che trasuda storia, magia e silenzio da tutti i suoi angoli più nascosti.
Le coste scogliose offrono ripetute baie e calette dove poter riscoprire una dimensione di vita ancestrale, in cui il tempo sembra sospeso ed immobile e la natura fa da padrona assoluta.
Il contatto con la fauna è una delle cose che lascia maggiormente sorpresi. Gabbiani che sostano placidi un po’ ovunque, pulcini di gabbiani che vagano curiosi fra i cespugli assolati trovando talvolta una morte prematura. Falene di dimensioni enormi che dormono in tutta tranquillità sui muri assolati del giorno pieno. Il silenzio della notte rotto da dolci suoni gutturali prodotti dai delfini che nuotano nelle acque antistanti l’isola, intrecciando i loro richiami con i versi dei rospi e dei grilli.
Sott’acqua vive poi un mondo altrettanto vivo e sereno. Banchi di pesci multicolori si lasciano cullare dalle vigorose correnti di acqua fredda, attraversando folti cespugli creati da alghe e anemoni. Paguri e grosse orecchie di Venere dall’interno argentato, giacciono immobili ancorati agli scogli o al fondale. Qui e là non è difficile restare affascinati dallo splendido rosso scarlatto di stelle marine di dimensioni sorprendenti. Gli abissi marini sono poco distanti, là dove l’occhio non riesce a varcare l’impenetrabile blu. 
Sull’isola il paesaggio è bucolico: lunghi sentieri si aprono varchi sui poggi e nelle vallette che separano una costa dall’altra. Sono passeggiate piacevoli da compiersi. Poco più di un’ora per attraversare l’isola. Nel frattempo, come non restare incantati dalle viste che si aprono da tutti i lati, dai tramonti perfetti, dal profumo della macchia mediterranea che cresce rigogliosa e selvaggia. Il rosmarino è ovunque, accanto al corbezzolo e all'euforbia. Quest’ultima, spogliatosi dalla fioritura, esibisce le cime rossissime dei suoi rametti, che sembrano accesi di brace dal sole che tramonta. Il faro, anch’esso di un rosso acceso, svetta dalle alte scogliere di Punta Capel Rosso, anch’esso vuoto di presenze umane ma carico di infinita poesia.
Al centro dell’isola affascina la presenza di uno scarno campetto di calcio attiguo alla pista circolare dell’eliporto. Sul primo, pochi bambini rincorrono un pallone avvolto da nuvole di terreno, mentre all’interno del secondo le bambine accennano a mosse di ginnastica artistica attendendo che la partita finisca.
La notte lo spettacolo è in cielo, là dove miliardi di stelle splendono luminose disegnando dal vivo la mappa della sfera celeste, mentre con frequenza impressionante molte stelle cadenti attraversano la volta del cielo come comete impazzite.
Non sarebbe ancora perfetto il tutto se Giannutri non avesse costituito un antico insediamento dei Romani, che nei primi secoli d.c. vi si stabilirono edificando una maestosa villa e adibendo le principali baie a porti di approdo e scarico merci. Mura, abitazioni, cisterne, colonne, restano ancora oggi una testimonianza preziosa di quei tempi, dando vita ad uno scenario in cui le atmosfere sono anche difficili a raccontarsi.
La sera i pochissimi abitanti accolgono i pochi turisti nella piazzetta accanto al Porto. Qui sono aperti l’unico bar, l’unico ristorante, l’unico emporio. Non è raro così che il costo di un pacco di pasta prelevato dai banchi dell’emporio finisca nel conto complessivo da pagare a fine cena. Sono gli stessi commercianti, infatti, ad alternarsi al bancone dei negozi o ai tavoli da servire, contribuendo a rendere naturale e familiare l’aria dell’isola.
Così, quando arriva la fine della vacanza e il traghetto riparte da Giannutri dirigendosi verso l’Argentario, non è facile non farsi travolgere da un senso di distacco e nostalgia, che inevitabilmente è destinato a durare a lungo.

22.7.12

La chitarra e la gonna

Un padre siede su una spiaggia di notte. Ha accanto i suoi figli, uno per lato. Suona la chitarra per loro, e canta.
Ogni tanto i bambini si alzano e si divertono improvvisando pazzi balli a due.
In cielo la luna e' affilata a foggia di un falcetto, mentre la brezza notturna offre finalmente un refrigerio dopo il caldo opprimente della giornata.
Sulla riva poco distante, una ragazza passeggia avanti e indietro fra le onde che si infrangono con fragore. Si tiene la gonna per evitare che i lembi si bagnino nell'acqua. A tratti il vento ne gonfia il leggero tessuto, creando rotazioni sopra la schiuma che nasce e muore.
Sembra che balli al suono della chitarra.

17.7.12

Spettacoli semplici

Quando mi capita l’occasione, mi piace sdraiarmi su una spiaggia di notte, con il viso rivolto verso il cielo, ad ammirare uno spettacolo di fuochi d’artificio. La curiosa visuale, lo scenario notturno delle acque marine che lambiscono la spiaggia, le luci lontane dei pescatori che escono con le loro barche in mare, magari una bella luna, sono una cornice incantevole per le composizioni pirotecniche create ad arte da oscuri appassionati del genere.
L’accoppiata suono-luci stordisce e disorienta le nostre menti poco abituate a cose del genere, e la volta celeste è il più straordinario degli schermi su cui ammirare un film a più dimensioni: visiva, olfattiva, uditiva. Uno spettacolo quasi primordiale, che richiama forse il big bang. Uno spettacolo semplice.
Questi piccole gioie percettive vanno tutelate e promosse perché, al pari dell’arcobaleno o delle lucciole a maggio, affinano la nostra sensibilità e commuovono i nostri cuori come poco altro.

15.7.12

Intimità

La macchina percorre un lungo rettilineo. A sinistra, lei vede soltanto appezzamenti coltivati a tabacco. Alla destra di lui, al di là del finestrino aperto, scorre l'oro delle sconfinate distese di grano. Da quando lei è alla guida, lui ha modo di rilassarsi. A tratti chiacchierano, in altri momenti restano in silenzio assaporandosi l'un l'altro. Sono le ultime ore del giorno, quelle in cui la terra libera nell'aria il calore assorbito sino a quel momento. Non hanno voglia di fare soste. Hanno deciso di tirare avanti fino a tarda sera. Almeno il giorno dopo non resteranno che poche ore di marcia ancora. Lui si china per aprire il sacchetto che ha fra i piedi. Ne tira fuori due focaccette. E' il loro pasto serale. Ne porge una a lei, che distoglie un attimo lo sguardo per ringraziarlo con un sorriso. Mangiano in silenzio. La strada non è molto trafficata. Sono in gran parte auto di persone che si spostano verso la città per passare la serata. C'è un cinema in città, qualche buon ristorante, una discoteca che attrae i giovani della regione, molti bar aperti fino a tardi. Loro invece non intendono fermarsi. Hanno le ore contate, è la loro ultima sera insieme perchè poi il giorno dopo lui deve partire. Hanno deciso di dormire strada facendo. Pensano di trovare sicuramente un motel, un affittacamere, qualcuno che li faccia dormire a un buon prezzo. Lei conduce la macchina con sicurezza. Lui l'ha sempre ammirata. Si è dovuto ricredere sulle donne alla guida. Il tempo passa velocemente. Ascoltano musica, ma solo canzoni che parlino di loro. Parlano di tutto ma solo di tutto ciò che ha a che fare con loro. Fanno progetti, i loro progetti. Quando parli con qualcuno di te stesso il tempo scorre velocemente. Anche per loro si fa subito sera e presto scende il buio. Lei sbadiglia. Lui le chiede se vuole il cambio alla guida. Lei dice di non averne bisogno; che si sente bene. Passano ancora tre ore. Il contachilometri macina numeri, allontanando il momento della partenza e avvicinando quello di arrivo. Si desiderano. Se ne sono accorti cercandosi con le mani. Ora il battito dei loro cuori è accelerato. Lui la guarda mentre lei fissa attenta la strada scorrerle davanti. Sente di essere osservata da lui e questo le piace. Lei gli chiede l'ora, lui gliela dice. Allora la donna dice che può bastare e che possono iniziare a cercarsi un posto per dormire. Non immediatamente però. Non appena possibile lei imbocca una strada che si di allontana dalla strada principale e che si addentra all'interno della campagna. Compiono molte curve poi all'improvviso, nell'oscurità squarciata dai fari della loro macchina, lei scorge un vialetto che conduce ad un grande spiazzo immerso nel nero della notte. La donna ferma la macchina e spegne i fari. Ora sono immersi nel buio e in un silenzio assoluto. Anche i grilli sembrano tacere quella sera, Si guardano e, in mezzo a quel niente, dispersi nella profondità che crea l'assenza totale di rumori, danno sfogo alla loro passione. Poi tacciono l'una sull'altro, felici e spossati. Decidono che sono troppo stanchi per mettersi in cerca di un alloggio. Dormiranno lì in macchina.
Il sole che sorge all'alba li coglie inaspettatamente ancora addormentati. La loro macchina è ferma al centro di un campetto di calcio di un paesello di campagna. Più o meno occupano la zona del cerchio di centrocampo.

13.7.12

Una macabra buonanotte

I telefoni cellulari moderni possono essere imprevedibili. Tra le funzioni sofisticate che sono disponibili ormai in molti modelli, c’è quella della correzione automatica delle parole, al fine di agevolare l’opera di chi digita molti testi e magari necessita di farlo in modo veloce.
Mi hanno raccontato di un episodio particolarmente divertente di una donna che nell’apprezzabile intento di inviare il saluto di buonanotte al suo fidanzato, ha digitato erroneamente la parole NORTE. L’intelligente telefonino credendo che la donna intendesse comporre la parole MORTE, ha diligentemente sostituito la prima con la seconda.
Il povero fidanzato si è visto pertanto arrivare dalla sua compagna un macabro augurio di BUONA MORTE, che l’ha lasciato sul momento un po’ interdetto e preoccupato…. per fortuna però senza successive ripercussioni sulla stabilità del rapporto sentimentale!

11.7.12

Tuffarsi nel rock

Un concerto rock a volte può risultare rigenerante come un tuffo in mare a primavera.

10.7.12

Pensionato, anzi no...

Nel mondo del lavoro si assiste spesso a prepensionamenti di lavoratori che, accettando un contributo dell’azienda e dopo reiterate riflessioni e calcoli matematici, prendono la sofferta decisione di abbandonare anzitempo il mondo del lavoro.
Sono persone di età attorno ai 58-60 anni, evidentemente senza particolari ulteriori aspettative di carriera o di crescita economica. Individui quindi che pur potendo continuare a lavorare, preferiscono dedicarsi ad altri impegni ed interessi personali, compiendo una scelta comunque coraggiosa e psicologicamente non facile.
Il precario contesto economico di questi ultimi 5 anni ha tuttavia creato una nuova fattispecie che, forse incautamente, non è tuttora oggetto di una specifica tutela legislativa: ossia, la modifica della normativa pensionistica che intervenga proprio alla soglia di un prepensionamento già concordato dal lavoratore con l’azienda.
Accade, cioè, che l’improvviso mutamento ex lege dei parametri che definiscono il diritto alla pensione (età, anzianità, loro cumulo, etc.), fa sì che un orizzonte lavorativo che in un primo tempo sembrava per il lavoratore compatibile con il meccanismo del prepensionamento, all’improvviso non lo risulti più. In altri termini, il pensionando si trova improvvisamente a dover rinunciare alla decisione di lasciare il lavoro, dovendo invece proseguire l’attività lavorativa, magari per altri 4 o 5 anni, fino cioè al nuovo maturare dei requisiti minimi per l’accesso alla pensione.
Qualcuno prima o poi dovrà porsi il problema di quanto possa essere psicologicamente difficile per un individuo passare nell’arco di poche settimane dalla prospettiva di una vita da pensionato (generalmente fatta di tempo libero e svago) ad una ancora da dipendente, oltretutto presumibilmente ai margini dell’attività in quanto ormai identificato come una “risorsa in uscita”…

5.7.12

Stratagemmi teatrali

La regista di una compagnia teatrale che per far salire l’adrenalina dei suoi attori prossimi a salire sul palcoscenico, dischiude la porta che separa la platea dai camerini, lasciando entrare il brusio del pubblico in attesa.

4.7.12

Fine di un sogno

Sogni che svaniscono:

(ANSA) - SILVER SPRING (USA) - Le sirene non esistono, ha affermato con tutta l'autorevolezza che gli compete l'istituto oceanografico americano, il Noaa. "Non sono mai state trovate prove dell'esistenza di umanoidi acquatici", afferma, spiegando che "le sirene del mare, metà umane e metà pesce, sono leggendarie creature marine di cui si racconta sin da tempo immemore". Ne parlavano gli antichi greci, come Omero dell' Odissea, ma anche nell'estremo oriente e persino gli aborigeni dell'Australia.
(dal Corriere della sera.it di oggi)

Peccato, costava così poco viaggiare con la fantasia...

2.7.12

Roma, eternamente eterna

Il mio rapporto affettivo con Roma, città natale e luogo di residenza, ha subito negli ultimi anni un notevole deterioramento.
A cosa questo sia dovuto non so, dato che certamente si tratta di una delle città più belle e più visitate al mondo. Riflettendoci, anche muovendo da temi differenti – estetica, sociale, clima, qualità della vita – le mie critiche convergono soprattutto su una sciatteria complessiva, declinata nelle sue differenti manifestazioni.
Trovo che Roma sia una città vittima di se stessa, del suo passato remoto, della sua immagine di città “eterna”, del suo autocompiacimento e di quello dei suoi abitanti. Ai romani, a noi romani, credo manchi il coraggio di mettersi in discussione, di lasciarci dietro l’ingombrante passato, come se ciò significasse rinnegarlo, come un figlio che conti fra i suoi antenati illustri personaggi storici.
Raramente si vede una città che evolve così lentamente nelle sue infrastrutture, nella sua sensibilità culturale, nel suo stile socio-ambientale. Risulta soffocante questa aria di vecchio che circonda Roma. Questo campanilistico orgoglio per atavici tratti caratteriali non sempre invidiabili: il romano distaccato da tutto, che affronta difficoltà e sconvolgimenti storici con pacata ironia ed un certo cinismo di fondo. Aspetto che magari potrebbe essere anche positivo in sé, se non andasse però a scapito della capacità di adottare nuovi approcci verso il quotidiano, magari ispirati ad un maggior attivismo e senso civico, ad un forte impegno per il rinnovamento e per l’innovazione.
Personalmente – al di là del gusto strettamente estetico, secondo cui le cose possono piacere o meno – ho molto apprezzato opere violentemente innovative e criticate, come il nuovo Auditorium, la copertura dello stadio Olimpico, i nuovi ponti sul Tevere, la nuova Ara Pacis, le aree espositive del Maxi e del Macro, o anche le prime aree sperimentali con copertura internet wireless. Sono opere che rappresentano atti di coraggio nel voler lanciare Roma verso il futuro, sganciandola dall’immagine cartolina indotta dagli abbaglianti e monumentali resti romani che, pur preziosi e stupefacenti, "ostruiscono" la nostra vista e infiacchiscono la possibilità di uno svecchiamento della città verso modelli realmente europei.
L’ultimo film di Woody Allen, dedicato a Roma e realmente brutto, può far riflettere su come all’estero l’immagine della città giunga sempre fortemente stereotipata e povera di segnali di modernità.